Il Coro Lirico Siciliano, una fervente realtà musicale
Chiacchierata con il Maestro Francesco Costa e Maria Alberto Munafò
…La musica consiste nel disseminare ad arte silenzi più o meno lunghi tra le note. E’ un piacere dell’essere supremo, l’intensità che raggiunge l’infinito… Si potrebbe racchiudere in questa massima, citata dal Presidente Munafò, l’essenza del Coro Lirico Siciliano, una prestigiosa e stimolante realtà musicale che muove i suoi primi passi nel 2008 per affermarsi in poco tempo, grazie alle eccelse qualità artistiche dei loro componenti, nel panorama lirico siciliano e non solo. Un coro privato di professionisti che nasce dalla sinergia della soprano Giovanna Collica, Direttore artistico, del controtenore Alberto M. A. Munafò e del basso Francesco Costa, Maestro del Coro, i quali in poco tempo lo hanno trasformato in una fervente istituzione che ha il merito di esser stato diretto da personalità come Steven Mercurio, Peter Tiboris, Giuliano Carella, Marius Stravinsky, Gianluca Martinenghi, Luiz Fernando Malheiro. Annovera, inoltre, tra le sue esperienze più importanti esibizioni con artisti del calibro di: Daniela Dessì, Gregory Kunde, Fabio Armiliato, Piero Giuliacci, e con realtà come la “Settimana Internazionale di Musica Sacra di Monreale”, la Fondazione “Orchestra Sinfonica Siciliana”, l’“Ente Luglio Musicale Trapanese, Teatro di Tradizione”, con il “Bellini Festival” e con “Taormina Arte” e “Taormina Opera Festival”, Teatro Comunale di Bologna.
Di recente, il Coro Lirico Siciliano è balzato agli onori della cronaca musicale per aver inaugurato il Teatro “Maria Caniglia” di Sulmona con il Rigoletto verdiano sotto l’autorevole regia di Enrico Castiglione.
Io, ho avuto il grande piacere di ascoltare e apprezzare il Coro in più occasioni: la Maratona belliniana del 2012 a Catania, la stagione operistica di Taormina la scorsa estate e il concerto celebrativo per il Centenario della nascita di Benjamin Britten. L’interesse che nutro per la musica lirica e la curiosità di conoscere le nuove realtà artistiche siciliane, mi hanno spinta ad incontrare e a conoscere il Maestro Costa e il Presidente Munafò, due personalità complementari che a dispetto della loro giovane età hanno intrapreso un percorso artistico di tutto rispetto alla guida di questa ensemble.
Come è nata l’idea di creare il Coro Lirico Siciliano?
Costa: «Dando una parvenza tutta nostrana alla frase del politico James Monroe, “L’America agli americani” direi che lo scopo che ci siamo prefissi è stato di restituire La Sicilia ai Siciliani. La nostra è una terra ricca di cantanti con voci sorprendenti; è una questione biologica per cui più si scende a sud e più l’apparato fonatorio diventa solido. Consapevoli di essere circondati da straordinari talenti canori che non lavoravano perché non avevano un’organizzazione alle spalle, abbiamo sentito che era giunto il tempo di dare una possibilità a molte eccellenze. Tramite la soprano Giovanna Collica e la sua accademia Vox Humana, Alberto ed io siamo entrati in contatto e tutti e tre abbiamo iniziato a lavorare per dare corpo a quest’idea. In poco tempo siamo riusciti a trovare un nostro spazio nel panorama musicale siciliano fino alla consacrazione artistica, nel 2011, con il “Bellini Opera Gala” che ha costituito un trampolino di lancio verso altre importanti piazze. Siamo grati al Maestro Enrico Castiglione di aver scommesso, nella stagione di Taormina, su un coro professionale giovane, dando forma e compattezza alla nostra realtà. In questa attività abbiamo investito molte energie perché crediamo fermamente che in Sicilia le cose possano cambiare.»
Qual è criterio con cui scegliete i cantanti?
Costa: «Il nostro unico criterio è la qualità, ecco perché nella selezione svolgiamo un’attenta valutazione che non si limiti all’aspetto musicale ma includa anche la disciplina e la serietà con cui viene affrontato il palcoscenico. Non è sufficiente saper cantare bene per essere dei professionisti. Siamo orgogliosi di aver creato un coro affiatato che lavora serenamente e senza tensioni inutili. Sono convinto che a fare la differenza sia la cura per i dettagli ai quali personalmente presto grande attenzione.»
Munafò: «Il nostro coro, che ha sede a Catania, è composto da 130 elementi provenienti da tutta la Sicilia. La maggior parte sono catanesi, siracusani e messinesi altri vengono da Palermo, Trapani e da altri centri della Sicilia. Non è importante per noi il luogo di provenienza ma la qualità vocale e non meno importante la capacità di eseguire tutti gli stili. Palestrina non si canta come Wagner.»
Il repertorio ai quali vi sentite più vicini?
Costa: «Oltre all’Opera abbiamo un repertorio molto vario. Mi piace molto far eseguire al Coro pezzi di musica sacra fra i quali uno dei più importanti è la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi scritta in occasione dell’anniversario della morte di Manzoni. E’ stupefacente per me pensare che una della pagine più belle del genere sacro sia stata composta da un ateo. L’opera tocca in ogni suo punto altissimi livelli compositivi dal Dies Irae dove si manifesta tutta la collera del Dio biblico fino al pianissimo del finale dove primeggia la misericordia cristiana. Un modo per dare il giusto spessore a questo genere al quale tengo particolarmente. Inoltre prestiamo molta attenzione al nostro Vincenzo Bellini del quale stiamo curando la musica sacra, e una versione filologica della Zaira, raramente rappresentata, che porteremo in scena prossimamente. L’idea di curare l’aspetto filologico è stata appoggiata da Enrico Castiglione, che in più di un’occasione si è dimostrato sensibile a questa nostra richiesta. Inoltre, è una mia missione personale quella di riprendere autori meno noti come l’ennese Francesco Paolo Neglia, che ha fondato il conservatorio di Amburgo, Vincenzo Moscuzza, Placido Mandanici, il Maestro di Cappella Giuseppe Geremia del quale quest’anno ricorre il bicentenario della morte.»
Quale condizione vive in questo momento la musica corale?
Costa: «Bisogna fare un discorso più ampio distinguendo tra amatoriali e professionisti, anche perché ultimamente il termine polifonico è stato sempre più abusato, al solo fine di mistificare un dilettantismo senza precedenti. Io con questo termine intendo i grandi cori inglesi o tedeschi che fanno della reale polifonia e che hanno nei repertori le opere di Bach o Palestrina, per cantare le quali occorre una grande preparazione. Va da sé che il termine coro ha la sola accezione dilirico ad indicare che i cantanti hanno delle voci impostate, mentre tutte le altre realtà possiamo definirle corali o scholae cantorum per non mortificare la vera essenza della musica. Le corali amatoriali devono fare il loro compito senza togliere spazio ai professionisti, altrimenti il rischio maggiore che si provoca è quello di danneggiare l’arte, la professionalità e l’etica. Sebbene siamo scomodi agli occhi di molti, ciò che ci spinge ad andare avanti nonostante le difficoltà è l’attestazione di stima da parte del pubblico e degli artisti con cui collaboriamo. In occasione del Rigoletto, che ha inaugurato la stagione a Sulmona, il Maestro Gianmichele D’Errico si è congratulato con me definendo il nostro Coro il migliore fra quelli coi quali abbia mai lavorato nella sua lunga carriera. Questo mi ha reso particolarmente orgoglioso del mio gruppo e del mio lavoro.»
Munafò: «Le realtà amatoriali vanno valorizzate ma nel proprio ambito. E’ importante che i maestri del coro abbiano cognizione del fatto che scegliere un repertorio che va oltre le possibilità dei coristi amatoriali può creare danni permanenti alle corde vocali. Per questo ci battiamo affinché per spettacoli e concerti si impieghino professionisti.»
Prossimi progetti?
Munafò: «Stiamo preparando l’esecuzione dello Stabat Mater di Rossini, ma chi ci volesse sentire a Catania potrà farlo in occasione del festival di musica sacra in tempo di quaresima, al quale pensiamo già da qualche tempo, con le musiche di Geremia. Naturalmente gli impegni maggiori ci attendono per il periodo estivo nelle piazze di Taormina, Siracusa e Trapani. Posso anticipare Tosca, Cavalleria Rusticana e Zaira a Taormina e Aida a Siracusa.»
Laura Cavallaro
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Mer, Mar 5, 2014
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