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Gianni Novello, “il monaco volante”!

Lun, Mar 31, 2014

Eventi

Una vita di lavoro, fraternità ed ecumenismo seguendo le parole del Signore

Il suo nome è Gianni Novello, ma molti lo chiamano “il monaco volante”, per la sua grande disponibilità, che lo porta generosamente a spostarsi da una città all’altra, da una nazione all’altra, da un continente all’altro.

Giorno 7 marzo 2014 è stato ospite della Parrocchia di Catania “Santi Pietro e Paolo” – cui è legato da anni di amicizia e collaborazione – per presentare il libro Il Vangelo a Santa Maria delle Grazie di Vincenzo Altomare e Maria Paola Borsetta, ed. La mongolfiera; ma l’incontro è stato anche l’occasione, per molti, di conoscere la storia e le scelte di una persona davvero straordinaria, mai stanca di operare, pur nella sua mitezza e semplicità.

Un video realizzato dall’Azione Cattolica ha permesso ai presenti di conoscere in maniera diretta la comunità di cui Gianni Novello è stato l’ideatore e l’animatore per tanti anni e che ora è chiusa. Proprio la comunità di cui parla il libro.

Gianni Novello è di origine veneta. Dopo la laurea in Scienze Politiche e un’esperienza forte presso la comunità di Taizé, che lo ha spinto verso gli studi di teologia, è vissuto in Calabria, per la precisione a Rossano Calabro, portatovi dalla sua ricerca vocazionale. I suoi studi e la sua vocazione lo hanno spinto ad una grande attenzione ai segni dei tempi e a vedere il messaggio di Cristo come profondamente radicato nella vita.

A Rossano Calabro si è fermato e lì ha fondato una Comunità dove la vita è stata ritmata da preghiera, lavoro, accoglienza, studio e missione. Egli ha infatti profondamente amato la Calabria, che ha visto come una regione marginale, ma ricca di segni di speranza. Era il suo primo viaggio nel Sud, quando, trentacinque anni fa, giunse a Rossano e l’incontro con la gente semplice, contadini, migranti, persone del luogo, lo ha spinto a rimanere e a leggere la storia dal basso, a cercare una vita di lavoro, fraternità ed ecumenismo, seguendo le parole del Signore: «Metti i tuoi occhi negli occhi della gente».

La sua decisione profonda è stata quella di vivere secondo la pratica. Di attuare e non sognare, perché lo studio che c’è a monte non deve essere fine a se stesso.

Per realizzare ciò la prima cosa che occorreva fare era cercare un luogo dove dar vita ad una comunità monastica, che fosse fortemente legata alla gente, che realizzasse qualcosa di buono nel sociale. Il luogo fu trovato: un antico convento abbandonato, decadente ma bello, dedicato alla Madonna delle Grazie. Dieci anni di campi di lavoro, preghiera, comunità: il convento fu riportato all’antica, semplice bellezza. Divenne un luogo di preghiera, ma anche di grande accoglienza. Un luogo dove essere accolti, dove poter esprimere le proprie opinioni senza essere giudicati, così come testimonia Franco, uno dei frequentatori più attivi della comunità. Un luogo nel quale tutti potessero sentirsi a casa.

Gianni Novello può essere definito un monaco laico, in quanto non è entrato in un ordine monastico, non ne ha fondato uno nuovo, non ha voluto«burocratizzare la sua scelta», per mantenerla sempre vitale ed esigente. Proprio per questo altri si sono uniti a lui, in una scelta di vita semplice, di preghiera e lavoro, uomini e donne di buona volontà: Cornelia, Gianna, Frèderic, Miché, ecc. Intorno a loro è nata e cresciuta una comunità di cattolici aperti all’ecumenismo. Una comunità forte, che continua a vivere e ad operare, anche ora che Gianni vive in Toscana, presso la Fraternità di Romena, dopo che la comunità di Santa Maria delle Grazie è stata chiusa d’autorità.

Eppure da lì sono passati tanti e tanti: grandi uomini di chiesa, teologi, profeti come Helder Camara, uomini di pace come Don Tonino Bello, vescovo di Molfetta, persone attive nella società civile, ma anche e soprattutto persone sofferenti, persone che cercavano una strada, persone disperate, persone ignare dei propri diritti, che hanno preso coscienza della propria dignità. Ragazzi lacerati dalla droga o da disagi esistenziali si sono rimessi in piedi. Due giovani hanno scritto: «Pensavamo di cercare Dio. Qui abbiamo scoperto che era Dio che stava cercando noi.» Gianni ha infatti inteso «far casa per coloro che non hanno casa».

Il video raccoglie le testimonianze di persone attive nella comunità. Carmine, proveniente da un quartiere di periferia, ricorda che, da ragazzo, conobbe per la prima volta in comunità la colazione fatta con pane e marmellata. Ora, da adulto, impegnato nella realizzazione di progetti finalizzati alla pace, definisce la comunità “un luogo scoperchiato”, per sottolineare la trasparenza dell’accoglienza, un’accoglienza, come ho detto prima, che non si permette di giudicare e che vede nell’ospite una persona da scoprire, con cui si entra in relazione.

La giornata, all’interno della fraternità, era scandita in maniera lineare. La preghiera secondo lo stile monastico, nel silenzio e nella calma, poi il lavoro, il cui scopo era duplice: mantenersi e insegnare un lavoro a chi non aveva alcuna competenza (realizzare icone, lavorare la ceramica, realizzare vetrate, ecc.), nella convinzione del grande valore della bellezza, compagna eccellente della spiritualità.

Una donna testimonia: «La comunità non mi ha dato da mangiare, mi ha insegnato a lavorare per essere indipendente, con la scelta di studiare, di frequentare l’università».

Un momento forte, anzi fondante, era quello dello studio del Vangelo, la sera, dopo l’agape fraterna. In questi incontri, negli anni, la comunità è maturata, aprendo gli occhi sul mondo di cui spesso i giornali non parlano, facendo attenzione ad altri contesti: l’America Latina, l’Africa.

 L’incontro è stato guidato dalla dottoressa Tiziana Cosentino, che ha parlato con affetto e gratitudine della fraternità di Santa Maria delle Grazie, che lei ha frequentato con la sua famiglia. Ne ha elogiato il calore dell’accoglienza, l’abbraccio della tradizione monastica occidentale e orientale, la capacità di sposare il territorio, di ascoltare il grido degli oppressi.

Il parroco della parrocchia “Santi Pietro e Paolo“, Padre Alfio Carciola è intervenuto, ricordando momenti di comunità e fratellanza particolarmente intensi vissuti a Rossano presso la comunità.

Perché, come dice nel libro Monsignor Serafino Sproveri, vescovo della diocesi di Rossano dal 1980 al 1991, rispondendo ad un’intervista degli autori del libro, «La pastorale non si costruisce a tavolino, ma camminando con il popolo, con la storia: Perché quando la comunità cristiana è legata alla storia resta legata alla vita. «Egli definisce infatti la fraternità «un valore aggiunto al territorio».

Ecco, «Il Vangelo a Santa Maria delle Grazie» è questo: la narrazione di un miracolo, che si è realizzato negli anni in cui la piccola fraternità di Rossano Calabro ha regalato accoglienza, amicizia, cultura, attività sociali, conoscenza del Vangelo a persone venute da ogni parte del mondo, ma soprattutto la crescita nella consapevolezza da parte della comunità che intorno ad essa è cresciuta.

Il libro, oltre alla storia della fraternità, presenta 55 testimonianze di persone assolutamente diverse, una storia di volti ben più estesa di quella delle persone che hanno abitato lì. Ma è anche la narrazione di una fine, anzi di una stroncatura.

I vescovi che nell’arco di trentacinque anni si sono succeduti a Rossano sono stati cordiali, accoglienti e hanno apprezzato il lavoro svolto nella fraternità.

Da qualche anno, invece, l’autorità che ha la potestà di farlo, ha chiuso il convento di Santa Maria delle Grazie, in quanto proprietà della diocesi. Non per aprirlo ad altre esperienze e destinarlo a fini connessi con l’annunzio del Vangelo, ma perché ha disposto che Gianni Novello e La Fraternità non potevano esercitare alcuna attività religiosa a Rossano, in quanto non riconosciuti a livello giuridico in campo canonico. In fondo è stata punito, o non capito, lo stile della fraternità, fondata sulla libertà. Ma forse la verità è un’altra: una chiesa ritualistica, silente, portata alla stasi e non temuta dai gruppi dominanti, si è sentita messa in discussione dall’esempio del mite Gianni, dalle aperture, dai lieti annunzi di pace.

Dice Gianni Novello: «E’ stato il dolore più grande della mia vita.» Ma aggiunge: «Dal dolore sono comunque nate cose belle».

 Attualmente Gianni Novello continua instancabile a profondere il suo impegno presso la fraternità di don Luigi Verde, nel paesino di Romena, in Toscana.

La diocesi di Rossano e il Sud, privati di un significativo punto di incontro, sono diventati più poveri.

Il convento, ormai vuoto anche dei mobili, mostra ora alcuni tetti sconnessi e, al suo interno, rilevanti ristagni di acqua piovana. Si avvia a ritornare un rudere… Molti frequentatori della comunità continuano però a vivere il Vangelo così come hanno appreso dalla fraternità di Rossano

Il messaggio del libro è importantissimo: è assolutamente necessario creare luoghi di speranza, fiducia, ascolto, comunicazione, anche denuncia sociale. Purché meschinità, cieca burocrazia, incomprensione, non li distruggano!

Egli è anche membro di Pax Christi, movimento cattolico internazionale per la pace, del quale per diversi anni è stato vicepresidente della sezione italiana e membro del Comitato Esecutivo Internazionale. In tale qualità ha partecipato a varie Missioni di indagine su violazioni dei diritti umani in varie aree del mondo particolarmente segnate da conflitti e violenze, in America del Sud, in America Centrale e in Africa.

Parte del ricavato delle vendite del libro sarà utilizzato per finanziare il progetto di scolarizzazione nel villaggio di Lucanga, Diocesi di Butembo nel Nord Kiwu.

Rosaria Caniglia

Redazione l’Alba

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