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“Storia della lingua italiana per immagini”, collana diretta da Luca Serianni

Lun, Gen 27, 2014

Cultura

Un’Opera scientifica monumentale consigliata a studiosi, amatori della lingua e biblioteche

Nel 2003 la Società Dante Alighieri – Comitato Centrale di Roma organizzò la mostra itinerante intitolata “Dove il sì suona”, con inizio nella galleria degli Uffizi di Firenze e séguito  in diverse città italiane e straniere. Nel 2010, in occasione del 150° dell’Unità Italiana, la Dante diede mandato a Luca Serianni, docente di storia della lingua italiana nell’università “La Sapienza” di Roma e vicepresidente della stessa Società, di raccogliere, incrementare e ordinare il materiale di quella mostra e con la collaborazione d’altri studiosi di ricavarne una collana di volumi. Ed è così che è nata la monumentale opera Storia della lingua italiana per immagini con direzione scientifica di Luca Serianni (Edimond, Città di Castello, 2010-12, pp. CXXI + 974 = pp. 1095, € 39 x 6 = € 234).

I sei volumi sono: I. Dal latino all’italiano contemporaneo a cura di Stefano Telve (2010, pp. XX + 140); II. L’italiano letterario: fondazione e modelli a cura di Matteo Motolese e Alessio Ricci (2011, pp. XXI + 142); III. L’italiano letterario: poesia e prosa a cura di Giordano Meacci e Francesca Serafini (2011, pp. XX + 183); IV. L’italiano nella società a cura di Giuseppe Antonelli e Danilo Poggiogalli (2011, pp. XX + 166); V. L’italiano e le altre lingue a cura di Leonardo Rossi (2011, pp. XX + 185); VI. L’italiano illustrato a cura di Lucilla Pizzoli (2012, pp. XX + 158).

D’acchito ci s’accorge che si tratta d’un’opera fondamentale per la conoscenza della lingua italiana, di cui si seguono gli aspetti e l’evoluzione dall’epoca del latino ai nostri giorni. L’uso di termini specialistici e d’altri esteri non sempre graficamente differenziati, che costringono il lettore a leggere tenendo accanto alcuni dizionari, fa supporre che essa sia destinata agli specialisti; ma con tutto ciò anche il lettore medio può giovarsene, una volta che riesca a superare il disagio provocato dall’insolita forma perfettamente quadrata dei volumi, che nelle pagine in cui non vi sono immagini e v’è soltanto scrittura rende difficile seguire fino in fondo righe così lunghe.

L’originalità del lavoro consiste nel fatto che come fonti della ricerca vengono assunte testimonianze scritte e orali, prodotte da potenti e umili, colti e incolti: non soltanto testi letterari, tanto che a volte sembra di trovarsi davanti ad una storia della letteratura italiana, ma anche rogiti notarili, diari di viaggio, lettere mercantili, lettere private, messaggi elettronici, appunti e note varie, anche di carattere burocratico, militare, religioso, professionale; e l’esame investe pure i dialetti, le lingue classiche e quelle estere.

In questo contesto, particolare importanza sembrano rivestire le pagine riservate all’onomastica (vol. IV),  dato che questa branca di studi vien fatta giustamente rientrare — sia pure in appendice — nella linguistica, e quelle relative alla presenza delle lingue estere nell’italiano. In tali pagine si trovano anche numerose etimologie di nomi propri e comuni; e in più viene esaminata la diffusione dell’italiano all’estero, non soltanto con la traduzione e stampa di testi italiani, ma anche con l’uso della lingua italiana da parte di parecchi stranieri in corrispondenze epistolari (ad es. Rubens, Goethe padre e figlio, Mozart padre e figlio, Voltaire, Stendhal, Joyce, ecc.) e perfino nella stipula di trattati internazionali, sottolineando pure la presenza dell’italiano nelle lingue straniere in massima parte mediante adattamenti e calchi: a parte il fatto che l’italiano era lingua di corte a Dresda, Vienna e altrove.

Quanto alla diffusione attuale dell’italiano all’estero, relativamente alla quale non mancano statistiche e valutazioni, si mette in rilievo che essa è facilitata dalla nostra televisione, essendo tanti nostri programmi attraenti, anche per il fatto che inculcano l’idea d’un’Italia colta, moderna e benestante; mentre per quanto riguarda l’inglese si nota giustamente che la sua espansione è dovuta più che altro a motivi economici e politici.

A questo punto, però, si può obiettare che non viene lanciato un allarme circa la massiccia invasione degli anglo-americanismi nella nostra lingua. Se è vero che in passato l’egemonia linguistica era del francese, i termini provenienti da questa lingua venivano quasi tutti italianizzati, cioè adattati alla grafia e alla fonologia italiana, così contribuendo ad arricchire l’italiano (checché ne dicessero gli avversari puristi, così chiamati proprio con un francesismo), e pochissimi termini restavano in forma originale, come rendez-vous(per “appuntamento”) e altre espressioni della moda, della musica e della gastronomia. Invece ai nostri nostri giorni le valanghe di parole anglo-americane — frutto d’una morbosa passione degl’italiani verso tutto ciò ch’è anglo-americano (lingua e onomastica, letteratura e musica, cinema e modo di vivere in generale) — costituiscono un vero pericolo, perché stanno snaturando la lingua italiana.

In coerenza col titolo Storia della lingua italiana per immagini, di non secondaria importanza è poi l’amplissimo corredo iconografico, dal Serianni definito “ricostruzione visuale” della nostra lingua. Esso è non limitato all’ultimo volume (vol. VI), ma esteso a tutti i volumi, nei quali le fotografie — spesso a colori vivaci — ritraggono originali rarissimi e non facilmente accessibili: cosa che rende particolarmente plausibile il lavoro degli autori, che si rivelano esperti anche in paleografia e diplomatica. Le immagini poi assumono anche il compito d’alleggerire dei testi per loro stessa natura non sempre semplici e chiari; e l’alleggerimento prodotto è sicuramente tangibile, dato che esse in queste grandi pagine tolgono spazio alla scrittura e riducono le parti scritte, dando respiro e facendo divagare gli occhi e la mente. In particolare il vol. VI — vero e prezioso album fotografico a colori con ampie didascalie — è una ripresa, sintesi e spiegazione dei testi (oltre che delle illustrazioni) dei volumi precedenti, offrendo un ripasso e riepilogo dei dati forniti e cronologicamente scanditi; e per la sua struttura piace perch’è facile da scorrere e leggere.

Si nota poi che questa storia della lingua italiana s’intreccia con quella civile (sociale, religiosa, militare, economica, culturale…) d’altri popoli, quando descrive la loro espansione territoriale o parla di capi politici, militari e amministrativi: l’esempio tipico è quello degli arabi con la loro espansione ed infiltrazione presso parecchi popoli.

Ogni volume s’apre con presentazione e introduzione e si conclude con un’ampia bibliografia e indici. Infine l’aspetto grafico-editoriale — a parte quanto già detto a proposito della forma quadrata — è davvero eccellente: per l’impaginazione, per la qualità della carta e per l’uso dei caratteri. Perciò l’opera va consigliata agli studiosi, agli amatori della lingua e alle biblioteche.

Carmelo Ciccia

Carmelo Ciccia

Nato a Paternò, dopo la laurea in lettere a Catania e un periodo d’assistentato universitario e d’insegnamento liceale in quest’ultima città, si è trasferito nel Veneto, dove è stato docente e preside, per molti anni nel liceo classico di Conegliano (TV), città in cui risiede e in cui svolge varie attività culturali. Ha pubblicato una ventina di libri e una quarantina di opuscoli ed estratti, anche in latino, quasi tutti di saggistica e di critica letteraria, principalmente su Dante, ma anche su altri scrittori. Collabora a numerosi giornali e riviste con articoli e recensioni (oltre un migliaio quelli finora pubblicati) ed ha ottenuto vari riconoscimenti, fra cui alcuni primi premi, premi della cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte, concessa dal Presidente della Repubblica, e la medaglia d’oro della città di Conegliano, concessa dal sindaco. Nel 2005 è stato invitato al Quirinale dal presidente Ciampi.

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