“Storia della lingua italiana per immagini”, collana diretta da Luca Serianni
Un’Opera scientifica monumentale consigliata a studiosi, amatori della lingua e biblioteche
Nel 2003 la Società Dante Alighieri – Comitato Centrale di Roma organizzò la mostra itinerante intitolata “Dove il sì suona”, con inizio nella galleria degli Uffizi di Firenze e séguito in diverse città italiane e straniere. Nel 2010, in occasione del 150° dell’Unità Italiana, la Dante diede mandato a Luca Serianni, docente di storia della lingua italiana nell’università “La Sapienza” di Roma e vicepresidente della stessa Società, di raccogliere, incrementare e ordinare il materiale di quella mostra e con la collaborazione d’altri studiosi di ricavarne una collana di volumi. Ed è così che è nata la monumentale opera Storia della lingua italiana per immagini con direzione scientifica di Luca Serianni (Edimond, Città di Castello, 2010-12, pp. CXXI + 974 = pp. 1095, € 39 x 6 = € 234).
I sei volumi sono: I. Dal latino all’italiano contemporaneo a cura di Stefano Telve (2010, pp. XX + 140); II. L’italiano letterario: fondazione e modelli a cura di Matteo Motolese e Alessio Ricci (2011, pp. XXI + 142); III. L’italiano letterario: poesia e prosa a cura di Giordano Meacci e Francesca Serafini (2011, pp. XX + 183); IV. L’italiano nella società a cura di Giuseppe Antonelli e Danilo Poggiogalli (2011, pp. XX + 166); V. L’italiano e le altre lingue a cura di Leonardo Rossi (2011, pp. XX + 185); VI. L’italiano illustrato a cura di Lucilla Pizzoli (2012, pp. XX + 158).
D’acchito ci s’accorge che si tratta d’un’opera fondamentale per la conoscenza della lingua italiana, di cui si seguono gli aspetti e l’evoluzione dall’epoca del latino ai nostri giorni. L’uso di termini specialistici e d’altri esteri non sempre graficamente differenziati, che costringono il lettore a leggere tenendo accanto alcuni dizionari, fa supporre che essa sia destinata agli specialisti; ma con tutto ciò anche il lettore medio può giovarsene, una volta che riesca a superare il disagio provocato dall’insolita forma perfettamente quadrata dei volumi, che nelle pagine in cui non vi sono immagini e v’è soltanto scrittura rende difficile seguire fino in fondo righe così lunghe.
L’originalità del lavoro consiste nel fatto che come fonti della ricerca vengono assunte testimonianze scritte e orali, prodotte da potenti e umili, colti e incolti: non soltanto testi letterari, tanto che a volte sembra di trovarsi davanti ad una storia della letteratura italiana, ma anche rogiti notarili, diari di viaggio, lettere mercantili, lettere private, messaggi elettronici, appunti e note varie, anche di carattere burocratico, militare, religioso, professionale; e l’esame investe pure i dialetti, le lingue classiche e quelle estere.
In questo contesto, particolare importanza sembrano rivestire le pagine riservate all’onomastica (vol. IV), dato che questa branca di studi vien fatta giustamente rientrare — sia pure in appendice — nella linguistica, e quelle relative alla presenza delle lingue estere nell’italiano. In tali pagine si trovano anche numerose etimologie di nomi propri e comuni; e in più viene esaminata la diffusione dell’italiano all’estero, non soltanto con la traduzione e stampa di testi italiani, ma anche con l’uso della lingua italiana da parte di parecchi stranieri in corrispondenze epistolari (ad es. Rubens, Goethe padre e figlio, Mozart padre e figlio, Voltaire, Stendhal, Joyce, ecc.) e perfino nella stipula di trattati internazionali, sottolineando pure la presenza dell’italiano nelle lingue straniere in massima parte mediante adattamenti e calchi: a parte il fatto che l’italiano era lingua di corte a Dresda, Vienna e altrove.
Quanto alla diffusione attuale dell’italiano all’estero, relativamente alla quale non mancano statistiche e valutazioni, si mette in rilievo che essa è facilitata dalla nostra televisione, essendo tanti nostri programmi attraenti, anche per il fatto che inculcano l’idea d’un’Italia colta, moderna e benestante; mentre per quanto riguarda l’inglese si nota giustamente che la sua espansione è dovuta più che altro a motivi economici e politici.
A questo punto, però, si può obiettare che non viene lanciato un allarme circa la massiccia invasione degli anglo-americanismi nella nostra lingua. Se è vero che in passato l’egemonia linguistica era del francese, i termini provenienti da questa lingua venivano quasi tutti italianizzati, cioè adattati alla grafia e alla fonologia italiana, così contribuendo ad arricchire l’italiano (checché ne dicessero gli avversari puristi, così chiamati proprio con un francesismo), e pochissimi termini restavano in forma originale, come rendez-vous(per “appuntamento”) e altre espressioni della moda, della musica e della gastronomia. Invece ai nostri nostri giorni le valanghe di parole anglo-americane — frutto d’una morbosa passione degl’italiani verso tutto ciò ch’è anglo-americano (lingua e onomastica, letteratura e musica, cinema e modo di vivere in generale) — costituiscono un vero pericolo, perché stanno snaturando la lingua italiana.
In coerenza col titolo Storia della lingua italiana per immagini, di non secondaria importanza è poi l’amplissimo corredo iconografico, dal Serianni definito “ricostruzione visuale” della nostra lingua. Esso è non limitato all’ultimo volume (vol. VI), ma esteso a tutti i volumi, nei quali le fotografie — spesso a colori vivaci — ritraggono originali rarissimi e non facilmente accessibili: cosa che rende particolarmente plausibile il lavoro degli autori, che si rivelano esperti anche in paleografia e diplomatica. Le immagini poi assumono anche il compito d’alleggerire dei testi per loro stessa natura non sempre semplici e chiari; e l’alleggerimento prodotto è sicuramente tangibile, dato che esse in queste grandi pagine tolgono spazio alla scrittura e riducono le parti scritte, dando respiro e facendo divagare gli occhi e la mente. In particolare il vol. VI — vero e prezioso album fotografico a colori con ampie didascalie — è una ripresa, sintesi e spiegazione dei testi (oltre che delle illustrazioni) dei volumi precedenti, offrendo un ripasso e riepilogo dei dati forniti e cronologicamente scanditi; e per la sua struttura piace perch’è facile da scorrere e leggere.
Si nota poi che questa storia della lingua italiana s’intreccia con quella civile (sociale, religiosa, militare, economica, culturale…) d’altri popoli, quando descrive la loro espansione territoriale o parla di capi politici, militari e amministrativi: l’esempio tipico è quello degli arabi con la loro espansione ed infiltrazione presso parecchi popoli.
Ogni volume s’apre con presentazione e introduzione e si conclude con un’ampia bibliografia e indici. Infine l’aspetto grafico-editoriale — a parte quanto già detto a proposito della forma quadrata — è davvero eccellente: per l’impaginazione, per la qualità della carta e per l’uso dei caratteri. Perciò l’opera va consigliata agli studiosi, agli amatori della lingua e alle biblioteche.
Carmelo Ciccia
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Lun, Gen 27, 2014
Cultura