90° anniversario delle trasmissioni radiofoniche e 60° delle televisive
Gli auguri del Papa per un servizio di crescita umana, culturale e civile della società
In occasione del 90° anniversario dell’inizio delle trasmissioni radiofoniche e del 60° di quelle televisive, papa Francesco ha ricevuto in udienza i dirigenti e il personale della RAI-Radiotelevisione Italiana.
Un incontro tanto atteso e significativo per l’importanza ed il ruolo che svolge la Rai a servizio del Paese.
In questi 90 anni la cultura degli italiani, grazie alla Rai è cresciuta, contribuendo al processo di cambiamento della società italiana nelle sue rapide trasformazioni. Si è quasi azzerato l’analfabetismo, si è diffuso l’uso della lingua nazionale ed insieme ai segni di positività e di sviluppo si registrano anche gli inconvenienti della cattiva educazione che i 60 anni di televisione hanno prodotto attraverso la pubblicità che sollecita il consumismo e lo spreco, e attraverso film e telenovele che presentano un modello di famiglia e di società molto diverso da quello ancorato ai valori dell’unità, del sacrificio e del lavoro.
Gli idoli della TV diventano modelli e attrazione per i giovani, e spesso si perde il senso dell’equilibrio e del decoro. Ai buoni programmi TV, proposta e stimolo di cultura, d’informazioni e di nuove conoscenze, a volte s’intrecciano programmi e servizi “spazzatura”.
Con l’avvento della telematica e di internet anche la Rai assume nuove caratteristiche ed ecco il pensiero e l’augurio del Santo Padre che raccomanda un’informazione corretta, puntuale e onesta.
Il Pontefice ha sottolineato la “collaborazione” tra la Rai e la Santa Sede, in particolare con i due enti vaticani: la Radio Vaticana e il Centro Televisivo Vaticano, cosicché «sia sul versante della radio, sia su quello della televisione, il popolo italiano ha sempre potuto accedere alle parole e, successivamente, alle immagini del Papa e degli eventi della Chiesa.»
La “memoria di un passato ricco di conquiste ci chiama a un rinnovato senso di responsabilità” ha detto Papa Francesco, ricordando agli operatori della Rai: «La vostra professione, oltre che informativa, è formativa, è un servizio pubblico, cioè un servizio al bene comune.»
Appartenendo ad un’azienda che produce cultura ed educazione, che offre informazione e spettacolo, tutti gli operatori sono impegnati nel servizio alla verità, alla bontà e alla bellezza”.
Questi tre valori accomunati dalla triplice ripetizione del termine servizio costituiscono l’identikit della Rai, azienda del servizio pubblico, adesso in concorrenza con il proliferarsi delle aziende e delle reti private.
«È una responsabilità – ha affermato Papa Francesco – a cui chi è titolare del servizio pubblico non può per nessun motivo abdicare», ed ha precisato che la qualità etica della comunicazione è frutto di «coscienze attente, non superficiali, sempre rispettose delle persone, sia di quelle che sono oggetto d’informazione, sia dei destinatari del messaggio.»
Il Santo Padre ha, quindi, raccomandato alla grande famiglia della Rai di evitare «quelle cose che fanno tanto male: la disinformazione, la diffamazione e la calunnia cercando di vigilare per tenere alto il livello etico della comunicazione.»
Il riferimento all’etica professionale comprende una serie di azioni correlate che il Papa ha sintetizzato nella formula di augurio così da poter«lavorare bene; mettere fiducia e speranza nel lavoro, per poterla anche trasmettere; porsi al servizio della crescita umana, culturale e civile della società.»
Questo impegno per la Rai dovrebbe essere “normale”, come dovrebbe essere “normale” per un cristiano restare fedele ai valori.
In un recente discorso Papa Francesco, accolto e apprezzato da tutti per la sua “normalità” e vicinanza alla gente, ai poveri, agli ammalati, scelto come “uomo dell’anno”, afferma che Il cristiano non è una persona normale: è «figlio di Dio», e come tale è chiamato a vivere una vita differente da tutti gli altri.
La ricerca dell’uniformità mondana, infatti, non produce nulla di buono e la “mondanità”, per il Papa, è più dannosa dell’apostasia, per le conseguenze che produce, allontanando l’uomo di Dio.
Quando la normalità, espressione di semplicità e di umiltà, si veste di modernità, perde la sua essenziale connotazione e vanifica il significato di una presenza e di una testimonianza.
«Nell’esercizio del servizio pubblico – ha detto la presidente della Rai, Anna Maria Tarantola – la Rai intende promuovere servizi e programmi piacevoli, capaci di divertire in modo sobrio ed equilibrato.»
L’etica nella comunicazione che connota il messaggio della Cei in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, è una porta aperta che spalanca nuovi cieli e apre la via per nuovo cammino professionale guidato dalle tre luminose indicazioni che sono la verità, la bontà e la bellezza.
Giuseppe Adernò
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Mer, Gen 22, 2014
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