Bene sperare per bene cambiare!
Mar, Ott 15, 2013
Fondamentale la Cultura per normalizzare Catania
«la speranza ha fior del verde», la speranza «ultima Dea»… e che sarebbe l’uomo senza la speranza?! Coi guai di ogni tipo e i problemi che l’assalgono e l’avvolgono continuamente: dall’individuale al generale, dal particolare all’universale. Così si spera che il mondo cambi, qualcosa cambi; l’Italia cambi, la Sicilia cambi, Catania cambi. Catania e non un’altra città, perché, come mia città, mi sta sussurrando le riflessioni del momento; poi non di così riservata peculiarità.
Sfrondando, parto da un’occasione di riflessione: l’incontro di giovedì 17 ottobre al Centro “Zo” su “Il cantiere per le proposte di sinistra” nella città etnea. Fuor di dubbio, verranno fuori utili proposte di cambiamento e rinnovamento; e l’assessore ai Saperi e alle bellezze condivise (per la persona che è) farà le sue, senz’altro avanzate e di cambiamento, perché Catania deve crescere e deve cambiare; deve riappropriarsi delle vecchie virtù smarrite; deve recuperare la trasparenza, la legalità, la giustizia sociale, il rispetto dell’ambiente, la cultura come valore di crescita morale e sociale. Che non ci sia, quindi, fra le centralità di dopodomani, 17, il discorso su Ligabue a Catania; e che non sia nemmeno in periferia (lo si lasci ai giovani fans del cantautore). Della presenza di Ligabue a Catania, si pensi soltanto alla gestione dell’ordine pubblico e del rispetto del “Massimino”; del quale ha le proprie giuste ragioni da difendere il “Calcio Catania”. In merito poi alla sua venuta nella nostra città, l’11 giugno, non ci sarebbe da vantare glorie; ci penseranno i giovani a calargli l’aureola (mia figlia, la piccola, ha già sciorinato su facebook il suo biglietto) e lo faranno, purtroppo!, anche quei giovani (in certe famiglie ve ne sono anche 2 o 3!) che non potranno andare al concerto per l’esagerato costo del biglietto.
E penso alla paralisi della città, quella sera di giugno che verrà; penso alle 2/3 volte che mi sono ritrovato fra il traffico selvaggio e demenziale dei tifosi che, clacson assordante sotto la mano, si recavano allo stadio per le partite del Catania, rendendo impossibile posteggiare nei dintorni dei Teatri “Verga” o “Ambasciatori” per gli spettacoli dello “Stabile”.
Mi piacerebbe, quindi, saperle in “cantiere” queste mie considerazioni; e mi piacerebbe che il gruppo del 17 allo “Zo” desse, programmandola, ordine alla cultura; che uscisse dai luoghi comuni delle misure di scelta elitaria e clientelare e di protezione della cultura istituzionale quando non è valida e gratificante.
Catania deve ritornare «alla normalità». Dice giusto l’assessore Orazio Licandro, ma non certamente inserendola, con mega spettacoli, «nei grandi circuiti nazionali e non solo nazionali della cultura, della musica e dello spettacolo.» La Città ha mille realtà sociali e culturali estromesse o per loro pudore o perché difendono il principio del «a ciascuno il suo».
E questo principio l’Alba, da queste colonne, ha sempre difeso, col risultato di lisciate di spalle se non addirittura del silenzio che si è fatto nascostamente subdolo con il mio editoriale di quest’ultimo giugno: Battiato regista! Ovvero cuique suum; perché tutto va bene solo se la “Patria” la rendono “povera” gli altri e non mai noi col nostro – evidenziavo – «uso abuso».
«C’è bisogno di idee… C’è bisogno di unità… C’è bisogno di partecipazione… C’è bisogno di tutti», proclama il professore Licandro, sul suo profilo facebook, invitando all’incontro del 17. Presenti o non presenti il 17, si raccolga, anche se di diversa appartenenza, l’invito aperto a tutti. Ognuno può suggerire come progettare il futuro della Nuova Città e come dovrebbero essere amministrati i soldi pubblici.
Pino Pesce
Tags: alba, cantiere culturale, catania, comune, l'alba, l'alba periodico, licandro, ligabue, orazio licandro, pino pesce
Siglo senza polemica, l’articolo sopra. È così. È cio che si vede, appare.