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“La Lingua del Tango”, protagonista di un lungometraggio di Marta Lìmoli

Mer, Set 11, 2013

Spettacolo

Chiacchierata con l’attrice catanese

Molti artisti, operatori culturali, lavoratori dello spettacolo, professionisti di settore, risentono della sempre più gravosa ‘crisi’ che riduce la sfera della cultura, quasi fosse l’appendice della società di cui disfarsi. Molte personalità sacrificate, mancanza di fondi e d’investimenti, temperamenti singolari impiegati in altri specifici, ma tutto ciò non spegne comunque le idee e gli impulsi espressivi; li rallenta e li riduce ma non per sempre. La spinta a parlare di questo ce l’ha data l’incontro con l’attrice Marta Lìmoli. Anni di tournée nazionali, teatro, rubriche radiofoniche, set, collaborazioni letterarie, momenti frenetici alternati a periodi fisiologici di stasi.

Dopo un bel po’ di tempo, recupera il rapporto con la sua città; come mai questo suo ritorno a Catania?

«Sì, ho mantenuto un dialogo frammentato e a fasi alterne con questa città. L’esigenza che porta a spostarsi, si sa, è quella di cercare possibilità più frequenti, migliori e diverse, d’ingaggio. La qualità del lavoro. Come attrice, in passato, ho spesso lavorato fuori sede, mentre qui mi sono sentita “ospite occasionale”. Svellere il legame con questo luogo è obiettivo comune a tanti.»

Adesso, sei in procinto di dare alla luce il prodotto che hai concepito proprio dove sei nata, e vuoi restituirlo alla città. Cosa rappresenta per te?

«Trovare il motivo per il quale si è nati qui è importante, credo. È un luogo tosto. “Vorrà dire qualcosa” mi sono sempre detta, e continuerò a farlo. Appartenere alla Sicilia è significativo e comporta molto, moltissimo, per il carattere, le direzioni dei pensieri, le scelte. Essere catanesi è un altro paio di maniche, a mio avviso. Questo progetto quasi ultimato lo considero un mezzo per iniziare a fare pace con questo centro.»

E’ il Tango il protagonista d’eccellenza di questo tuo lavoro, opera prima nella quale dai fondo ad ogni tua competenza. Cosa ha determinato la volontà di addentrarsi nelle complessità del Tango che non è solamente sensualità.

«L’attrazione fatale! Il Tango non si spiega, se ne può parlare a lungo perché porta con sé un ingente carico di storia e poiché si evolve nel tempo. Qualcosa ci succede dentro e il Tango è lì, si presenta, accogliente. La spinta propulsiva l’ha fornita la vita stessa: osservare quanta energia, bellezza, estro, ricchezza artistica, circondassero questo territorio, intorno al Tango. Mi sono resa conto che bisognava raccogliere tutto questo e metterlo in evidenza, espanderlo. È sorto l’entusiasmo, si è messa in moto la fantasia, così ho ordinato le idee, che man mano si sono sviluppate durante le riprese, chiudendole nel titolo TANGO TONGUE – La lingua del tango

Hai iniziato ad andare a lezione, a ballare. Una passione sorta in un baleno ma sbocciata gradatamente, dunque?

«Avevo preso parte ad uno spettacolo, anni addietro, Tango Blu prodotto dalla Compagnia Meditango di Roma, interpretando delle donne che si raccontavano attraverso testi di canzoni del repertorio del Tango. I ballerini erano dediti alla ricerca, infervorati dalla creazione, li studiavo ammirata. Preferivo sempre seguire il Teatro, non lasciandomi però alle spalle quel modo di vivere il Tango. L’attività di girovaga ha mutato dinamica, riconducendomi in terra d’origine e qui evidentemente devo agire.»

Un lungometraggio in cui l’argomento unico, di per sé intrigante, desta interesse in chi balla e chi ancora non conosce il Tango. La storia è articolata in modo insolito.

«Il lavoro ha un’identità che si potrebbe definire “report film”, per via delle interviste ai Maestri ospiti che ho avuto l’onore di incontrare in esclusiva (grazie al mio Maestro Angelo Grasso) e per la presenza di momenti nei quali cerco di esprimere delle emozioni con parole che traggo da pensieri privati, ecco. Ma ho voluto includere situazioni grottesche perché accadono nel quotidiano e sono perfettamente comprensibili a chi di Tango vive o vuole vivere, nella propria condizione e a tutti i “livelli”.»

La produzione indipendente aiuta a mantenere integre le proprie decisioni ai fini delle soluzioni da adottare, e spinge a maggior ragione a realizzare un prodotto?

«La produzione assente è un gran problema. Il budget “zero” ad un certo punto smette di esser tale perché le spese inevitabilmente si accumulano e.. Pesano! È necessario organizzarsi, fra priorità, sacrifici, attese pazienti. Con il supporto economico è naturale si possa lavorare con più serenità, curare tutto al minimio dettaglio, il piano di lavorazione riga diritto. Un progetto si può promuovere com’è giusto. In questo “esperimento” per molti aspetti rocambolesco, quel che ha contato più di tutto e mi rincuora è lo spirito di collaborazione di chi vi ha preso parte. Il Tango riesce a coinvolgere e trascinare con la potenza di un titano, la peculiare atmosfera di un set completa il quadro.»

L’anteprima prossimamente a Catania, quindi il successivo passo di portare in giro questo lungometraggio che crea già attesa. Le forze catanesi all’opera sono irrefrenabili.

Mary Virgilio

Mary Virgilio

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Una risposta a ““La Lingua del Tango”, protagonista di un lungometraggio di Marta Lìmoli”

  1. GIANNI LIMOLI ha detto:

    Ricche espressioni di un sapere acquisito in anni di molteplici esperienze che hanno impreziosito il suo modo di porsi e di essere…parlo di Marta Limoli, brava attrice di teatro e di cinema con il grande dono dell’umilta’ e generosita’ d’animo, donna molto preparata che non lascia nulla al caso e che non demorde in nessun modo in tutti gli impegni prefissati, anzi ne percorre il proprio cammino con grande impegno e serieta’…qualche tempo fa Marta mi disse che il Tango si era presentato a lei come in un sogno e lei da quello stesso momento ne ha seguito I passi, uno dopo l’altro correggendone il ritmo con costante impegno…complimenti Marta
    Gianni Limoli

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