Paternò si oppone allo scempio nella valle del Simeto
Mer, Lug 31, 2013
«l’ennesima montagna di fango che Paternò si tira addosso»
Le recenti vicende che hanno visto protagonista il giovane perito agrario Emanuele Feltri, hanno scoperto il pietoso velo steso sulla valle del Simeto. Questa bellissima oasi naturale, cuore delle campagne paternesi, è stata negli anni progressivamente inquinata e violentata dalla presenza mafiosa e dal crescere di una spregiudicata inciviltà.
A far si che tutto ciò avvenisse sono stati diversi fattori fra loro concatenati: una politica che ha progressivamente snaturalizzato l’anima agricola paternese, provocando l’allontanamento dalla campagna; un altissimo disinteresse dei cittadini nei confronti della stessa oasi; la completa assenza delle istituzioni e di uno Stato praticamente fantasma. Tutto ciò a permesso che gli interessi di pochi delinquenti e criminali inquinassero l’oasi del Simeto, oggi trasformata in discarica abusiva per rifiuti speciali quali: eternit, copertoni e liquami tossici. Come se non bastasse, a peggiorare la situazione si aggiungono l’omertà diffusa tra gli abitanti della vallata, il lavoro in nero, la clandestinità, il bracconaggio, le tangenti e gli interessi di qualche pastore che si sente libero di bruciare quei pochi ettari rimasti incontaminati per creare nuovi pascoli per le sue greggi.
In questo contesto di spregiudicata criminalità si svolge la vicenda di Emanuele Feltri, 34 catanese e perito agrario, che sceglie di impiantarsi nella bellissima valle del Simeto, precisamente in contrada Sciddicuni, per realizzare il suo sogno: quello di creare unagriturismo biologico volto non solo alla produzione di cibi naturali e sani, ma anche alla creazione di un sito turistico per la rivalutazione e il rilancio della meravigliosa Oasi del Simeto.
Le ambizioni di Emanuele disturbano gli interessi di chi vuole che quella vallata resti silenziosa e vacante, così il giovane perito agrario subisce due anni di intimidazioni e vessazioni: distruzione dell’impianto d’irrigazione, furti dei macchinari di lavoro, incendi del raccolto, fino ad arrivare all’ultimo eclatante atto denunciato dallo stesso Feltri su Facebook, cioè l’uccisione in pieno stile mafia anni ’50 delle pecore del giovane agricoltore.
E’ stata subito organizzata una manifestazione di solidarietà nei confronti di Emanuele, che non smette di lottare e non vuole arrendersi. Il caso ha quindi destato i clamori della stampa e scomodato qualche politico, ma tocca ora ai cittadini non lasciare solo questo coraggioso agricoltore e, soprattutto, pretendere la presenza dello Stato e delle Istituzioni nella Valle del Simeto.
È assurdo come, per tutto questo tempo, la vallata sia stata completamente ignorata e lasciata a marcire; sarebbe ancora più assurdo se cittadini e istituzioni non si spendessero concretamente per tutelare gli interessi non di una singola persona quale Emanuele (che merita tutta la vicinanza possibile), bensì di un’intera cittadina, la cui anima è sempre stata, e dovrebbe ritornare ad essere, agricola. Questa triste vicenda potrebbe essere l’ennesima montagna di fango che Paternò si tira addosso, o potrebbe essere la svolta epocale per giungere finalmente al cambiamento, in meglio. Tutto dipende da quello che farai o non farai tu, caro lettore.
Alessandro Paternò
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La vostra è l’ennesima voce nel deserto, a Paternò e dintorni NON E’ POSSIBILE FARE IMPRESA finchè le orde di delinquenti che la popolano non saranno debellate.
Non si può assistere impotenti ai continui furti in campagna, alle devastazioni degli agrumeti al momento della commercializzazione dei frutti, al pizzo della guardiania abusiva e all’assenza dello Stato.
Nel giro di una settimana, a cavallo di ferragosto, ho subito tre intrusioni nella casa a servizio dell’azienda e furti di materiali e piccola attrezzatura per circa 2.000 Euro. Ormai dopo anni di intrusioni non faccio più nemmeno la denuncia alle autorità di polizia. Tanto è tutto inutile e perdita di tempo. Quando ci decideremo a chiudere ed abbandonare tutto sarà sempre troppo tardi.
T.Distefano