Battiato regista!
Dom, Giu 2, 2013
Ovvero “Cuique suum”!!!
Su l’Alba dell’agosto 2010, recensendo Il Venditore di nuvole di Vincenzo Spampinato, notevole cantautore siciliano che il mese precedente, nel cortile Platamone di Catania, aveva però fatto flop con il suo spettacolo fra nuvole di aristofanea reminiscenza (sgretolando il suo proposito di concerto “totale”) ed emulata sperimentazione registicoteatrale di Antonio Latella, il quale proprio alle nuvole antisocratiche del commediografo ateniese (un anno prima) si era ispirato, ebbi a scrivere sull’artista catanese: «ha occupato un territorio che non è affatto suo; e codesta invasione capita quando si forza la propria autostima. “Cuique suum”, dicevano i latini e non si sbagliavano.»
Tiro fuori questo mio giudizio (già anticipato pochi giorni fa su facebook in dibattito virtuale) perché, fra il tardo pomeriggio e la sera del 20 maggio, sono stato al Teatro “Verga” di Catania, dove, per la Rassegna “FilminScena” del Teatro Stabile Etneo, Franco Battiato, in dialogo con Ornella Sgroi, ha parlato della sua precedente esperienza registica (con proiezione di spezzoni della propria trilogia filmica) per annunciare il suo quarto film in arrivo: Händel – Viaggio nel regno del ritorno.
Nulla da dire sulla pellicola in arrivo dal momento che nulla s’è visto e, fra le labbra di Battiato, si è colto solo qualche sprazzo antelucano di inavvertita luce. Ma quest’ultima potrebbe esservi? Se l’atteso metraggio sarà come i precedenti sicuramente resterà nell’antro cellulosico senza bagliori audaci, concedendogli però l’eccellenza della colonna sonora che non potrà smentire il cantautore di Riposto. D’altronde Battiato vola con geniali ali sul pentagramma! Il fatto è – per ritornare alla valutazione iniziale – che ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere e il mestiere del Residente a Milo è il cantautore/musicista e non il regista, dove il risultato, almeno finora, è stato deludente.
Poi si può essere sempre contenti e gabbati di quello che il Nostro smercia, come il giovane ***, mio interlocutore su facebook, che reagì dichiarando di voler morire in un cinema di periferia, «da solo!», guardando un film di Battiato; cui ho risposto: «Io ti augurerei, invece, di morire con un bel pezzo musicale di Battiato, magari ascoltando La torre, dove (emulando gli spartani) butta dalla “torre”/“rupe” i registi: gli pseudo, per LUI!».
Quindi giù dalla “torre” lo stesso, a buon diritto!, vaticinatore, come chiarisco continuando: «“le trombe del giudizio suoneranno” per salvare la musica di Battiato, la quale (con riserve sulle parole) è fra la più bella che esista nel mondo per condannare senz’altro, in bassa bolgia, i suoi film che (salvando la colonna sonora) sono brutti mostri antidiluviani!». E il mostro più spaventoso è la forzata infarcitura nel mistico (!)metraggio dell’antagonista ideologico Manlio Sgalambro che al sufismo di Battiato contrappone (feeling dei contrari!) il nichilismo assoluto e «L’empietà […] che accompagna il crollo del rispetto di Dio» (Della misantropia, Adelphi, maggio 2012).
Ora, al “Verga”, il cantautore ha dichiarato che per Händel ha letto, nientemeno!, 96 libri; sarà! e vorrei credervi, anche se certa presunzione dell’uomo/mito di Povera Patria si fa sempre più arrogante: «Ero (sta parlando Battiato di Perduto amor) nelle mani di quello che si chiama cinema italiano. C’erano 60 persone di cui 45 potevano tranquillamente restare a casa»; ancora, a “FilminScena” del 20 maggio, s’incensa in vetta nietzschiana: «Penso poco al pubblico, sono come quel pianista bulgaro che diceva: se su 2000 persone in sala riesci ad emozionarne una sola, il tuo compito è assolto. Non c’è bisogno di trascinare le masse.»
E non ci sarebbe bisogno di commentare; «ma me ne vergogno un poco» dell’uso abuso «e mi fa male.»; male come, da sponda opposta, l’offesa alla cultura del contabile Tremonti.
Non giochi, quindi, Battiato al regista nemmeno con Autori come Bufalino (Auguri Don Gesualdo), oltretutto con soldi di Ministeri Nazionali e Assessorati Regionali, perché (chiarisco allo stesso giovane) «un conto è il dilettantismo (e ben venga, specialmente, nel cinema e nel teatro) e un conto è il professionismo!»
Si amministrino, quindi, bene i soldi pubblici riservati alla cultura.
Non è più tempo di restare sereni e calmi di fronte ai “potenti” cui gli va sempre “bene”.
Percui, avendo condotto per passione e servizio (e da un bel grappolo d’anni) questo periodico con libera penna, osteggiata dai papaveri della politica e della cultura (?) come monopolio, con Rosario Crocetta, sento di dire: «non se ne può più!»
Ma «sì che cambierà, vedrai che cambierà»!!!
Pino Pesce
Già sul cartaceo e sul pdf di giugno 2013
Tags: alba, battiato, franco battiato, l'alba, l'alba periodico, Manlio Sgalambro, pino pesce
Io non vedo l’ora di vedere il suo ultimo film…peccato che qualcuno non riesce a captare ciò che Battiato vuole trasmettere anche attraverso i suoi film.
Non sempre la magistralitá di un’arte la si riesce a portare in altra. Consiglio a Battiato do fermarsi.