“Otello – Ancora un tango, ed è l’ultimo…” al “Menotti” di Milano
Il moro di Venezia di Massimo Navone in un’operazione teatrale ardita ed originale
Rimaneggiare un classico è sempre un’operazione delicata e pericolosa; quando poi il classico in questione è targato Shakespeare, il rischio aumenta in maniera esponenziale. Evidentemente però Massimo Navone ama le sfide, e porta in scena (Teatro “Menotti” di Milano dal 12 al 21 aprile) una versione originalissima della vicenda del moro di Venezia: Otello – Acora un tango… ed è l’ultimo.
Otello vive il proprio dramma in una balera, dove tangheri professionisti si muovono in conturbanti danze, perfette colonne sonore del dipanarsi di una gelosia ossessiva, sapientemente instillata da un malvagio Jago. A fare le spese della tragica danza dei pensieri, le donne: la bella e fedele Desdemona e la procace moglie di Jago. Su una scena che ricorda vecchie cantine riadattate a balere, accanto a tangheri professionisti si muove un cast giovane e forse un po’ inadeguato. Se, infatti, abbinare la vicenda del moro di Venezia all’erotismo della milonga è stata un’intuizione registica azzeccata, quello che nella pièce ha stonato è stata proprio l’interpretazione del protagonista. Un Otello (Giovanni Rossi) facilmente suggestionabile, poco credibile, appesantito, accompagnato da uno Jago (Marco Maccieri) sapientemente crudele. Buone invece le interpretazioni femminile: dalla bella e casta Desdemona (Sara Bellodi) alla procace Emilia (Cecilia Di Donato), vere portatrici di vivacità e colore dello spettacolo.
L’Otello di Navone, ricreando un’atmosfera noir di inizi Novecento e ambientando la vicenda del moro in una milonga, concentra l’erotismo, la gelosia e la tragicità della pièce in confini ben definiti. Peccato che l’intensità potenziale del dramma venga dispersa nelle performance poco esaltanti di alcuni protagonisti.
Laura Timpanaro
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Dom, Apr 28, 2013
Spettacolo