“Erano tutti miei figli” di Arthur Miller al “Mercadante” di Napoli
Grande successo alla prima nazionale della nuova coproduzione del Teatro Stabile di Catania e Doppiaeffe
Successo, mercoledì 17 aprile, di Erano tutti miei figli alla prima nazionale. Il nuovo allestimento del capolavoro di Arthur Miller è stato infatti entusiasticamente applaudito al Teatro Mercadante di Napoli. Ammirevoli interpreti Mariano Rigillo e Anna Teresa Rossini, ben guidati dal regista Giuseppe Dipasquale, direttore del Teatro Stabile etneo. La rappresentazione sosterà nella città partenopea fino al 28 di aprile, dopodiché sarà al Teatro “Verga” di Catania dal 3 al 19 maggio.
Il testo, tradotto da Masolino D’Amico, mira ad esaltare un dramma di grande attualità che denuncia la spregiudicatezza e la corruzione del sistema economico.
Accanto a loro un cast di qualità che annovera Filippo Brazzaventre, Annalisa Canfora, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Giorgio Musumeci, Ruben Rigillo, Silvia Siravo. Le scene sono di Antonio Fiorentino; i costumi di Silvia Polidori; le luci di Franco Buzzanca.
«Nella prodigiosa struttura della pièce – dichiara Dipasquale – convivono allegoria e stringente concretezza. Un dramma familiare si fa paradigma dei traumi che travagliano ancora oggi la società postindustriale. Un tono esteriore da “conversazione galante” rende anzi più inquietante la logica spietata su cui si fonda una ricchezza accumulata senza scrupoli, frutto di ciniche equazioni tra guadagno e disonestà, successo e frode, illegalità e menzogna. A prevalere è il modello della società di massa, la ricerca acritica di un benessere solo economico, inconsapevole o peggio incurante di conseguenze funeste. Laddove l’errore di un padre diventa incarnazione di un sistema perverso che minaccia i figli di tutti».
Pubblicato nel 1947, Erano tutti miei figli (“All my Sons”) è il primo grande successo teatrale di Arthur Miller, testo di svolta della carriera dello scrittore americano, adattato anche per il grande schermo, che precede il noto Morte di un commesso viaggiatore (Death of a Salesman) del 1949.
Il dramma è incentrato sulla figura dell’imprenditore Joe Keller, il quale durante la seconda guerra mondiale, da poco terminata, non aveva esitato a trarre profitti dalla vendita di pezzi “difettosi” destinati all’aeronautica militare, che erano costati la vita a ben 21 piloti. Intanto la sua famiglia fa i conti da tre anni con il dramma della scomparsa in guerra di un figlio mai ritrovato. Sarà la giovane fidanzata del ragazzo – figlia del socio finito in galera – della quale si è innamorato anche il fratello che la vuole sposare, a far emergere le contraddizioni nella vicenda e a svelare i misfatti e le verità abilmente celate dal cinico industriale.
Per Mariano Rigillo si tratta di «un grandissimo testo che come tutti i veri capolavori conserva un’attualità costante. Scritto immediatamente dopo la seconda guerra mondiale, ha un riferimento molto preciso a quell’epoca, ma la corruzione, la spregiudicatezza e il cinismo del magnate dell’industria di cui parla possiamo ritrovarli facilmente anche oggi.»
Santy Caruso
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Ven, Apr 19, 2013
Spettacolo