“La resistibile ascesa di Arturo Ui” al Teatro “Verga” di Catania
Gangster, classi dirigenti e commercianti in scena per demolire l’immagine dei grandi massacratori
Una scelta per niente ovvia, quella dello spettacolo La resistibile ascesa di Arturo Ui di Bertolt Brecht, in scena al Teatro “Verga” di Catania, produzione Emilia Romagna – Teatro Fondazione/ Associazione Teatro di Roma, ospite dello “Stabile” etneo. Positiva la risposta del pubblico che ha applaudito i suoi interpreti con grande entusiasmo. Nonostante il teatro di Brecht è alle volte oggetto di pregiudizio, la sua drammaturgia ha indubbiamente segnato il teatro contemporaneo. La resistibile ascesa di Arturo Ui è infatti il maggior simbolo di quel teatro epico, creatura brechtiana, che ha visto la luce negli anni ’30, frutto di una visione aristotelica che sviluppa la narrazione privandola del concetto d’unità di tempo, di spazio ed azione. Conl’epos Brecht, esige un pubblico libero dal fascino delle grandi emozioni e dagli sviluppi psicologici dei personaggi che prendono corpo sulla scena; per questo la linea interpretativa prenderà le mosse dallostraniamento, che all’atto pratico vuole una recitazione distaccata ed oggettiva, con riflessioni e commenti sullo spettacolo inseriti tramite didascalie, scritte, canzoni e cartelli allo scopo di stimolare nel pubblico la riflessione e il ragionamento, superando del tutto il teatro espressionista che mirava solo a turbare lo spettatore tramite le emozioni forti.
Una rappresentazione di grandissimo valore teatrale, con la quale il regista Claudio Longhi si è aggiudicato nell’ottobre 2011 il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro come “spettacolo dell’anno”, con eccezionali interpreti oltre al grande protagonista Umberto Orsini, che hanno saputo destreggiarsi perfettamente nella recitazione, nel canto e nella musica. L’opera, scritta nel 1941 durante l’esilio di Brecht ad Helsinki, venne rappresentata solo in un secondo momento; essa si sviluppa su due piani: uno, quello dell’opera vera e propria e l’altro, quello dell’allegoria storica con la quale si racconta la salita al potere del nazismo. Il plot narra la storia del gangster Arturo Ui (Orsini), vale a dire Adolf Hitler, il quale insieme al suo scagnozzo Ernesto Roma (Lino Guanciale), alias Ernst Röhm, e con l’appoggio di Dogsborough (Michele Nanni), il presidente del Reich Hindenburg, Giuseppe Givola (Luca Micheletti) alias Joseph Goebbels, Emanuele Giri (Giorgio Sangati), vale a dire Hermann Göring, e Ignazio Dullfeet (Antonio Tintis), il cancelliere austriaco Engelbert Dollfuss, riesce, nella Chicago degli anni ’30, ad eliminare con estrema freddezza i concorrenti per il controllo del racket dei cavolfiori. Chicago è la Germania, Cicero l’Austria. Il trust dei cavolfiori è metafora degli industriali e degli Junker che hanno aiutato Hitler a conquistare il potere. Nell’Ui Brecht riduce gli uomini politici a gangster e le classi dirigenti a commercianti, allo scopo di demolire l’immagine d’ammirazione per i grandi massacratori, come suggerisce l’epilogo «il grembo da cui nacque è ancor fecondo».
Spettacolo che nella sua forma è essenziale: unica scenografia le cassette di frutta in plastica bianca, impilate l’una sull’altra a creare sullo sfondo la silhouette di grattacieli, ma nell’essenza è estremamente ricco. Vario anche il repertorio musicale: Chopin, Eisler, Hollaender, Nelson, Sousa, Spoliansky, eseguiti rigorosamente dal vivo dalla bravissima fisarmonicista Olimpia Greco.
A completare il cast Nicola Bortolotti, Simone Francia, Diana Manea, Ivan Olivieri, Antonio Tintis.
Lode al testo di grande spessore sociale e storico, di sconvolgente attualità ed eseguito ad arte.
Laura Cavallaro
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Lun, Mar 4, 2013
Spettacolo