Commemorazione della Santa Pasqua a Paternò
Storia, cultura, tradizione, profonda religiosità nei riti pieni di suggestione
Cambiano usi e costumi, ma ancora oggi la Pasqua a Paternò si riconferma a festa di li Festi, un periodo denso di tradizioni e riti, che ogni anno richiama fedeli ed emigrati da ogni dove: è uno dei momenti simbolici della memoria collettiva della città, motivo di aggregazione e di unità per tutti i paternesi.
Riti carichi di suggestione, storia e cultura che se rimandano alla commemorazione religiosa cristiana della Passione di Cristo non escludono un forte richiamo ad una ritualità simbolica precristiana dove la Pasqua è sintesi di rinnovamento, di transito, da una fase di morte della Natura, l’inverno, a una fase di vita e di risveglio, la primavera. Si rinnova, ancora una volta, il mistero della ciclicità della vita, secondo un passaggio che già in ottica paganeggiante, si esplicitava con la morte e la rinascita della Divinità. In una commistione, quindi, di dati simbolico folkloristici ed elementi liturgici ufficiali, i rituali pasquali si aprono con la Domenica delle Palme con cui si intende commemorare l’ingresso di Gesù a Gerusalemme e che rappresenta il momento gioioso della festività prima del grande pathos. La tradizionale benedizione delle palme è sempre molto sentita, rametti d’ulivo e palme rappresentano la benedizione che entra in tutte le case.
Il venerdì precedente la Domenica delle Palme Paternò accoglie nel cuore del suo centro storico una monumentale processione indissolubilmente legata alla Pasqua: la Processione dell’Addolorata, che inizia il suo percorso dalla bellissima chiesa barocca di “Santa Margherita” per poi sfociare, con grande effetto scenografico, in Piazza Indipendenza. Dall’antica piazza Canali, salotto di Paternò, la processione dell’Addolorata, prosegue, tra ali di devoti, per strade antiche e “nuove” della Città sempre accolta da un fiume di gente silente e compartecipe del dolore della Madre che cerca il Figlio.
Il mesto corteo, conclude, infine, il suo doloroso peregrinare verso la città antica, dove, nella chiesetta di Cristo al Monte, splendido gioiello barocco, la Madonna Addolorata trova ricovero, fino al venerdì successivo quando si ricongiungerà con il Figlio Morto presso la chiesa Santa Maria Dell’Alto.
Paternò è particolarmente devota alla Madonna Addolorata, già dall’1 febbraio si svolgono i Sette Venerdì dell’Addolorata che si concluderanno il 22 marzo con la processione del bellissimo simulacro della Vergine Addolorata. E’ un intenso percorso di fede e di preghiera nel nome di Maria che rende più sentiti e condivisi i riti pasquali.
Il Giovedì Santo si apre il triduo dei solenni riti pasquali, quando a partire dall’imbrunire, in tutte le chiese si rievoca l’ultima cena di Cristo con l’istituzione dell’Eucarestia, la Missa in coena Domini. Alla fine delle suggestive funzioni il SS. Sacramento viene condotto all’altare della reposizione, dove viene esposto all’adorazione dei fedeli fino all’indomani, in una cornice di pallide piantine di legumi germogliati al buio, addobbati con fiori e fiocchi colorati: i tradizionali “sepolcri”.
Il Venerdì Santo, già dal pomeriggio, il popolo dà la scalata alla Collina Storica, per assistere alle sacre funzioni e alla processione più sentita e partecipata dalla Città, quella che i paternesi chiamano à nisciuta do Signuri mortu.
La Collina Storica, o Gangea, che per tutto l’anno è uno spazio deserto, a Pasqua diventa una città viva, una piazza in movimento, teatro indiscutibile del grande dramma religioso che si vive con la processione del Cristo Morto e della Vergine Addolorata. Puntualmente, all’imbrunire, dalla chiesa di Santa Maria dell’Alto, a’ Matrici, in uno scenario quasi irreale, i due simulacri escono per darsi alla città, per offrire ai paternesi ed ai numerosi visitatori una intensa esperienza emotiva e di sincera commozione, in cui si intrecciano sentimento religioso, cultura popolare e tradizione.
Tutto concorre a creare un clima di profondo pathos: l’andatura dei portatori dei due simulacri lenta, cadenzata dalle note grevi della marcia funebre intonata da una banda di musicisti, l’oscurità della scalinata (la protagonista sottesa) punteggiata di luci soffuse, (nel ‘700 si scendeva verso la città a lume di torcia) e la totale partecipazione del popolo che esprime con il silenzio e intime preghiere sentimenti di mestizia, di tristezza, di pietà.
La Madre e il Figlio Morto, lentamente scendono a valle per dare vita alla processione più straordinaria dell’anno che vede come protagoniste le antiche Confraternite, le Addoloratine, l’Azione Cattolica, le associazioni parrocchiali e laiche, le Crocerossine, le autorità civili e religiose. I due simulacri, portati a spalla, dondolati dai portatori impettiti nei loro abiti neri, quasi disegnano con piccoli passi un’ellissi in movimento.
Passato “l’arco”, l’antica porta medievale, il corteo scende a valle e si snoda per le vie cittadine.
Anticamente, in tale giorno di dolore si osservava “il trapasso”, cioè non si toccava cibo dal giovedì sino al venerdì sera quando si concludeva la Processione del Cristo Morto.
Le sacre icone vengono accompagnate da un vero e proprio fiume umano, percorrendo antiche viuzze che all’imbrunire, in questa speciale occasione, si avvolgono di un alone mistico.
Da qualche anno è stata ripresa l’antica tradizione del Cunsolu, l’esposizione, cioè, dei simulacri del Cristo Morto e dell’Addolorata che si possono visitare presso la chiesa di Santa Margherita, il sabato mattina.
I riti si chiudono nella notte del Sabato Santo, quando viene celebrata la “Svelata”.
È l’antica rievocazione della resurrezione del Cristo, che dopo l’alzata di un sipario appare vittorioso sull’altare della Chiesa, decorato di mille fiori e illuminato da una molteplicità di luci.
Pasqua, che deriva, attraverso il latino Pascha e il greco Paska, dalla parola ebraica Pesah, il cui significato indica il “passaggio”, conferma il passaggio da una condizione all’altra: dalla vita alla morte, e poi, ancora alla Resurrezione.
E la domenica di Pasqua, la Collina Storica che nel Venerdì Santo era stata teatro di grande mestizia, accoglie con trionfo U Signuri risuscitato con la bandiera bianca (simbolo di Pace universale e della vittoria della vita eterna sulla morte corporale) che dalla Matrice inizia la Sua processione verso il fondovalle, accompagnato festosamente da numerosi fedeli e, soprattutto dai coltivatori diretti, organizzatori della Festa del Risorto.
Buona Pasqua!
Agata Rizzo
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Gio, Mar 14, 2013
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