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Catania riabbraccia con devozione e calore Sant’Agata

Dom, Feb 3, 2013

Cultura&Società, Eventi

Spettacolarità e suggestione nel forte intreccio fra religiosità e folklore

Anche quest’anno la città di Catania è pronta ad abbracciare con tutta la devozione ed il calore possibili la Patrona Sant’Agata. I festeggiamenti, come tradizione vuole, dopo un mese di preparazione, entrano nel vivo il 3, il 4 ed il 5 febbraio, tre giorni in cui la città si ferma, proiettata interamente a festeggiare la sua Santuzza.

Arrivano da ogni parte del mondo i catanesi della diaspora, i credenti ansiosi di chiedere l’intercessione dellaSantuzza presso l’Onnipotente per una grazia particolare, così come i viaggiatori curiosi di spettacolari pro- cessioni. A, Agata, unisce tutti i catanesi: la sua iniziale viene riportata sotto l’elefante e costituisce la sintesi civile e religiosa della Città. La festa di Sant’Agata di Catania è famosa per l’intensità e la devozione delle migliaia di devoti che vi partecipano, in una cornice di grande spettacolarità e suggestione in cui religione e folklore si intrecciano indissolubilmente e che, nel mondo, si può paragonare soltanto alle feste patronali delCorpus Domini di Cuzco o della Settimana Santa di Siviglia. Ogni anno l’imponente festa viene organizzata con grande passione dal Cavaliere Luigi Maina al quale è stata consegnata “La Candelora d’oro” proprio per la dedizione con cui, da oltre 50 anni, si dedica a curare la festa della Santa Patrona. Il 3 febbraio con l’uscita della “ Carrozza del Senato”, e la processione dell’offerta della cera a Sant’Agata, elemento dominante dei riti, si apre il triduo dei festeggiamenti aga- tini: 11 candelore, che rappresentano i mestieri e le corporazioni cittadine, vengono portate in corteo, insieme alle 2 settecentesche carrozze

del Senato che appartenevano al Senato governante. La processione, anticamente chiamata della luminaria, esprime devozione ed espiazione: in cima ai ceri, le fiamme rappresentano, con il loro ardere, la fede viva del popolo. Alla suggestiva processione prendono parte il clero, le autorità cittadine con in testa il sindaco e la giunta comunale, gli antichi ordini militari e cavallereschi. La processione segue un percorso secolare a testimonianza del martirio della giovane Agata: dalla Chiesa di Sant’Agata alla Fornace in Piazza Stesicoro per poi raggiungere, attraverso la via Etnea e piazza Duomo, la Cattedrale. In serata, poi, i festeggiamenti assumono un carattere mondano con il galà a Palazzo degli Elefanti con le più alte cariche istituzionali cittadine che assistono in Piazza Duomo ai tradizionali fuochi della ‘Sera del Tre‘ con spettacoli piromusicali di alta qualità e l’inno trionfale alla Santuzza. Giorno 4 è il giorno atteso da un anno intero da tutti i catanesi: l’abbraccio della Martire con la Sua Catania. Già dall’alba la monumentale cattedrale di Sant’Agata è gremita di fedeli in sacco bianco per assistere all’apertura della cameretta e, finalmente Sant’Aituzza può riabbracciare la sua gente. E’ questo il momento più emozionante di tutta la festa, l’apoteosi della fede e della devozione che si esprime in un tripudio di urla, lacrime e preghiere che culmina col grido unanime della devozione che richiama tutti i cittadini presenti a venerarla sventolando un fazzoletto bianco: «è ccu razia e ccu cori,/ pi sant’Aituzza bedda, ca stà niscennu,/ cittadini!/ semu tutti devoti, tutti?/ cittadini, cittadini,/ cittadini!/ evviva sant’Agata,/ cittadini! evviva, sant’Agata./ tutti devoti, tutti? cittadini, cittadini!»

Dopo la Messa dell’Aurora, il busto contenente le reliquie della Santa, scintillante di preziosi, viene issato su un fercolo d’argento e finalmente portato in processione, per le vie della città. Sono tra i quattromila e i cinquemila gli uomini che si alternano per sostenere la possente vara, che, spoglia, pesa 17 quintali, ma caricata di fercolo, scrigno e ceri votivi può arrivare fino ai 30. Quello che appare ai visitatori è uno spettacolo senza pari al mondo: un fiume bianco di uomini, aggrappati a due cordoni di oltre 100 metri, trainano a vara che viene instancabilmente seguita in processione da centinaia di cittadini “devoti”, vestiti con il tradizionale “sacco” (tunica bianca stretta da un cordone, cuffia nera, a’ scuzzitta, fazzoletto e guanti candidi). La processione dura tutta la giornata: il fercolo attraversa i luoghi del martirio e ripercorre le vicende della storia della Santuzza, che si intrecciano con quella della città: il duomo, i luoghi del martirio, percorsi in fretta, senza soste, quasi a evitare alla Santa il rinnovarsi del triste ricordo. Una sosta viene fatta alla calata da’ marina da cui i catanesi, addolorati e inermi, videro partire le reliquie della Santa per Costantinopoli. Poi una sosta anche alla “colonna della peste”, che ricorda il miracolo compiuto da Sant’Agata nel 1743, quando la città fu risparmiata dall’epidemia; il transito lungo via Umberto, via Etnea e l’arrivo, solo nel pomeriggio a piazza Stesicoro dove è previsto il messaggio di Sua Eccellenza Monsignor Arcivescovo di Catania alla città. In particolare, in quest’anno liturgico proclamato Anno della Fede, la comunità cristiana catanese, nei luoghi tradizionalmente riconosciuti del martirio di Agata, rinnova solenne- mente le promesse battesimali. Dai luoghi di culto nascono alcune tradizioni culinarie: oltre alla famosa caliasimenza, presente in ogni festa a Catania, vengono realizzati per la ricorrenza alcuni dolciumi che hanno un riferimento preciso a Sant’Agata, come i cassateddi di Sant’Aita e le olivette. Le cassateddi fanno riferimento alle mammelle che furono strappate alla santa durante i martirii a cui venne sottoposta per obbligarla ad abiurare la sua fede. Le olivette, invece, si riferiscono ad una leggenda che vuole sia stato un albero di ulivo, sorto improvvisamente, a nascondere la vergine Agata mentre era ricercata dai sol- dati del console romano Quinziano. Peculiarità della processione di giorno 4 è l’esposizione di fiori rossi che simboleggiano il martirio della Patrona, mentre sono spettacolari gli omaggi pirotecnici quando la processione, preceduta dai balli misteriosi ed arcaici delle candelore, attraversa alcuni luoghi simbolo del centro storico catanese, a Catania vecchia, quali San Cristoforo, l’antico Corso, gli Angeli Custodi, piazza Risorgimento e il Fortino, dove trionfa, per tutta la notte, l’usanza di millenaria me- moria dell’arrusti e mangia… Queste sono le tradizioni che contribuiscono a rendere la festa di Sant’Agata soprattutto una festa di popolo, con le sue forti contraddizioni religiose e pagane, dove gli effluvi forti della carne arrostita si fondono in perfetta armonia con il fumo delle migliaia di candele che ardono per la Santuzza… Tra i momenti più attesi del giro esterno, la caratteristica acchianata de’ Cappuccini, con il fercolo di Sant’Agata trainato di corsa fino al culmine della stessa, con la fermata dinanzi alla Chiesa, con una discesa particolarmente consistente e quindi pericolosa visto anche il peso e l’imponenza della vara. Tradizione vuole che il superamento positivo o negativo di questo ostacolo sarà considerato un buono o cattivo auspicio per l’anno nuovo. La cattedrale accoglie nuovamente il fercolo a notte fonda, alla fine della lunga processione.

Il 5 febbraio, l’ultimo giorno di celebrazioni, i garofani rossi che si trovano sul fercolo vengono sostituiti con i garofani bianchi, che simboleggiano la purezza. Nella cattedrale, in mattinata, si celebra il solenne Pontificale alla presenza dei vescovi di tutta la Sicilia e di un legato pontificio; al tramonto, poi, una nuova processione, il giro interno della città a cui partecipa una moltitudine incredibile di gente. Il fercolo sale per via Etnea, giungendo a tarda notte a Piazza Cavour, meglio conosciuta come il “Borgo”, quartiere in cui vennero accolti i profughi di Misterbianco in seguito all’eruzione del 1669. Quest’anno, purtroppo, la Santa non sarà omaggiata con il tradizionale spettacolo pirotecnico tagliato dai festeggiamenti per motivi sia di sicurezza che economici visto che la festa, rispetto all’anno scorso, ha subito una riduzione delle spese del 50%. Il giro riprende giù per la via Etnea fino al momento sicuramente più spettacolare di tutta la festa, a cchianata ‘i Sangiulianu, dove, tra due ali di folla che incita e sostiene gli esausti portatori, il fercolo viene trasportato di corsa dai devoti lungo la ripida salita di Via San Giuliano. E’ l’ultima corsa di tre giorni estenuanti, vissuti per fede o per tradizione come la più importante ccasione in cui misurare, oltre al grado di devozione per la Patrona, come in qualsiasi festa popolare, l’ostentazione della forza virile. Discutibile? Forse… ma questa è la festa di Sant’Agata: unica nel suo genere, unica nel mondo! E’ già l’alba del sei gennaio quando il fercolo arriva nella splendida via Crociferi, la Strada Sacra di Catania, dove, di- nanzi alla Chiesa di San Benedetto Sant’Agata riceve l’omaggio floreale delle Monache di Clausura e si assiste, in un silenzio quasi surreale, ai loro canti angelici dedicati alla Santa.

A giorno fatto, quasi riluttanti, finalmente i devoti riconsegnano Sant’Aituzza alla Sua Cattedrale dove si officia una celebrazione di benedizione e di ringraziamento.

E Catania ricomincia ad aspettare di rivedere la Sua Santuzza…

Agata Rizzo

 

Agata Rizzo

Insegnante di scuola dell’infanzia nel IV Circolo Didattico “Michelangelo Virgillito” di Paternò, II Collaboratore del Dirigente Scolastico e Responsabile della Scuola dell’infanzia.
Referente del progetto Pari Opportunità “Bambine e bambini, uguali…ma diversi”, da 10 anni coordina il giornalino scolastico “La Gazzetta RosAzzurra” sul tema delle pari opportunità e della genitorialità, diretto alle famiglie degli alunni. Negli anni ha collaborato con riviste del panorama pedagogico nazionale quali “Scuola Materna”-Ed. LA SCUOLA- e “Infanzia”-Alberto Perdisa Editore.
Nel 2006 è risultata II finalista con il progetto sulle Pari Opportunità “Bambine e bambini, uguali…ma diversi” al I Premio “Piccolo Plauto”, edito dalla Rivista Infanzia e dall’Università di Scienze dell’Educazione di Bologna.

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