“Il comandante e la cicogna” di Silvio Soldini
Tutto lo stivale in un racconto amaro ma pieno di speranza
C’è tutta l’Italia targata 2012 nell’ultimo lavoro di Silvio Soldini Il comandante e la cicogna, favola metropolitana dal sapore dolceamaro. C’è il padre di famiglia, Leo (Valerio Mastandrea), onesto e dedito ai figli adolescenti, il tredicenne sensibile ed introverso Elia, e la sedicenne Maddalena, alle prese con i primi problemi di cuore. C’è la moglie fantasma di Leo, Teresa (Claudia Gerini), che ogni tanto fa capolino tra le visioni del giovane vedovo. Il moralizzatore metropolitano Azimouv (Giuseppe Battiston), che ha scelto di lasciare il lavoro per dedicarsi al nuovo stile di vita. L’artista dolce e sognatrice, Diana (Alba Rohrwacher), e l’avvocato Malaffanno, affarista e truffaldino (Luca Zingaretti). Tutti protagonisti di un racconto amaro ma pieno di speranza. Un microcosmo urbano che contiene tutto lo stivale, in primo luogo dal punto di vista geografico. Da Valerio Mastandrea in versione napoletana, Claudia Gerini genovese, Giuseppe Battiston trentino, Luca Zingaretti milanese fino ai camei dei folcloristici genitori calabresi di Vito, fidanzato di Maddalena, e del pittoresco agente immobiliare, Pelluso, siciliano doc.
Da trapani alla Valle d’Aosta il film di Soldini percorre tutta la penisola, ma la dimensione geografica non è la sola ad essere indagata, quella storica gioca, infatti, un ruolo fondamentale nella cornice del racconto. Le anime di Giuseppe Garibaldi, il comandante da cui prende spunto il titolo, Giacomo Leopardi, Giuseppe Verdi e Leonardo Da Vinci fino ad arrivare al meno glorioso Cazzaniga, sono personaggi comprimari. Gli uomini che hanno scritto la storia dell’Italia, anche quella meno eroica, parlano attraverso le loro statue. Osservano i lividi e le ferite di un paese che ha conosciuto tempi migliori, esprimendo di volta in volta rammarico, delusione e disillusione, per la condizione del paese. Ma se lo sguardo del passato è venato di malinconia, quello del futuro sembra foriero di novità positive. La cicogna del titolo, a cui è legato Elia, non a caso il protagonista più giovane, è simbolo del nuovo, del futuro, ma anche emblema della purezza e della capacità di volare. Soldini ci consegna un film in cui gli ingredienti sono perfettamente in equilibrio. Un racconto corale, in cui tutti i personaggi riescono a ritagliarsi un rilievo a tuttotondo. Una fotografia dal vicino, il reale che riesce contemporaneamente a sovrapporre i tre piani temporali: passato (statue), presente (protagonisti), futuro (cicogna). Un’incursione nei territori del surreale che da concretezza alla narrazione.
Laura Timpanaro
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Dom, Nov 4, 2012
Cultura, Spettacolo