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“Mafia è ogni forma di sopraffazione”

Sab, Ott 6, 2012

Attualità, Cultura&Società

L’illegale prepotenza dal manifesto selvaggio alle ruberie di denaro pubblico

In Sicilia, più che in altre regioni italiane, sono lodevoli le numerose iniziative tendenti ad inculcare specialmente nei giovani la cultura della legalità: appositi corsi e giornate si svolgono periodicamente nelle scuole, col patrocinio delle competenti autorità. E al riguardo certamente meritano apprezzamento tutti quei docenti che fanno di questa scelta una missione, volendo che quanto prima si estirpi dalla società la mala pianta di quell’ organizzazione criminale che in Sicilia prende il nome di mafia, in Calabria ‘ndrangheta, in Campania camorra e in Puglia sacra corona unita, macchiando quasi tutto il Meridione d’Italia.

Ma la mafia non è soltanto quella che sequestra, estorce, uccide: mafia è ogni forma di sopraffazione. Ogni volta che si conculca il diritto altrui, trasgredendo leggi e regolamenti, allora c’è mafiosità. E ad esercitarla spesso sono le stesse autorità che dovrebbero tutelare e garantire la legalità o che per omertà lasciano fare. È vero che tale fenomeno è largamente diffuso in tutto il Meridione, ma qui consideriamo soltanto la Sicilia per l’ eclatanza del costume.

Prendiamo l’esempio della pubblicità elettorale. Chi capita in Sicilia durante una campagna elettorale trova i muri delle strade, i segnali stradali, a volte perfino le porte di casa e le lampade dei semafori tappezzati di pubblicità varia: dal manifesto gigantesco a colori, in cui i candidati troneggiano sorridendo e ammiccando, all’adesivo minuscolo che intacca il cartello della fermata obbligatoria, il palo del lampione o il rosso semaforico, impedendone o riducendone la funzionalità istitutiva. Insomma, una pubblicità selvaggia. Eppure al riguardo è in vigore da molti anni la legge 4.4.1956, n. 212, modificata dalla legge 24.04.1975, n° 130, per cui ogni pubblicità elettorale deve stare esposta esclusivamente in appositi spazi messi a disposizione dai comuni e sorteggiati fra i concorrenti. Certamente alcuni sindaci s’impegnano nel far coprire o defiggere i manifesti abusivi, con dispendio di manodopera e di denaro pubblico; ma per lo più i manifesti abusivi — fatti affiggere fuori posto dagli stessi personaggi che, una volta eletti, dovranno essere i garanti della legalità — continuano ad infestare tranquillamente le località siciliane, dimostrando la sfacciata illegalità dell’ambiente. E tutto ciò è mafiosità.

Inoltre non si può far passare sotto silenzio il fenomeno delle ruberie di denaro pubblico in politica, così diffuso in Sicilia e altrove: il politico che approfitta della carica ricoperta per un indebito e disonesto arricchimento personale o per interessi e divertimenti personali di fatto esercita una forma di sopraffazione nei confronti dei contribuenti che non occupano simile carica. E anche ciò è mafiosità.

Altra forma di subdola illegalità è l’evasione fiscale, con la quale gli evasori costringono gli altri contribuenti a pagare tasse più elevate per far fronte alla spesa pubblica e di conseguenza per mantenere lo Stato di cui loro stessi fanno parte, esercitando così sugli altri una forma di sopraffazione e quindi di mafiosità.

Anche il fumare in prossimità d’altre persone, specialmente in scuole, ospedali e ambulatori, e spesso da parte di docenti, medici e infermieri, è non soltanto un vizio ma anche una forma d’aggressività, dimostrando menefreghismo per la relativa legge che lo vieta, oltre che per la salute del prossimo.

Altri esempi lampanti sono quelli delle opere pubbliche costruite con materiali scadenti, e quindi presto degradabili e pericolanti, e quelli di quanti violano il codice della strada, mettendo deliberatamente a repentaglio l’altrui sicurezza: eccedere nella velocità, circolare contromano, parcheggiare nei posti riservati agl’invalidi o sui marciapiedi (riservati ai pedoni). In Sicilia spesso le automobili occupano l’intero marciapiede e costringono il pedone a camminare sulla carreggiata, malamente destreggiandosi fra le automobili in transito, con grave pericolo per la sua incolumità, specialmente se si tratta di pedone anziano o disabile. E chi costringe a ciò esercita una sopraffazione che altro non è se non mafiosità.

Accenniamo poi alle raccomandazioni e ai trucchi, ancorché esistenti da quando mondo è mondo. Eppure negli esami, nei concorsi e negli appalti, quando si preme per far precedere chi invece dovrebbe essere posposto — con ciò dandogli la possibilità d’immeritato punteggio, onore, vantaggio, appalto e posto di lavoro a danno del meritevole — in pratica s’esercita una forma di mafiosità, magari con la connivenza della competente autorità che accetta le pressioni. 

A volte l’illegalità si fonde con l’inciviltà: è il caso di quanti depositano immondizie al di fuori degli appositi contenitori o in luoghi non deputati, e peggio ancora lungo le strade interurbane (basta vedere certe piazzole di sosta), ovvero quello della Ferrovia Circumetnea, la quale, dopo aver tenuto per molti anni la sala d’attesa della stazione-capolinea di Catania-Porto senza servizi igienici, ora ne ha messo qualcuno rudimentale. Essa inoltre non espone nelle varie fermate dei percorsi le tabelle con gli orari di passaggio dei mezzi, ovvero lascia installate senza alcun avviso per il pubblico le tabelle delle fermate dismesse e non più in esercizio, provocando disagio e confusione nei passeggeri, ovvero lascia che certi propri autisti fumino sui mezzi pubblici di trasporto.

Diffondere il senso della legalità per una società senza mafia significa anche impegnarsi nell’eliminare forme di mafiosità minore così evidenti.

Carmelo Ciccia

Carmelo Ciccia

Nato a Paternò, dopo la laurea in lettere a Catania e un periodo d’assistentato universitario e d’insegnamento liceale in quest’ultima città, si è trasferito nel Veneto, dove è stato docente e preside, per molti anni nel liceo classico di Conegliano (TV), città in cui risiede e in cui svolge varie attività culturali. Ha pubblicato una ventina di libri e una quarantina di opuscoli ed estratti, anche in latino, quasi tutti di saggistica e di critica letteraria, principalmente su Dante, ma anche su altri scrittori. Collabora a numerosi giornali e riviste con articoli e recensioni (oltre un migliaio quelli finora pubblicati) ed ha ottenuto vari riconoscimenti, fra cui alcuni primi premi, premi della cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte, concessa dal Presidente della Repubblica, e la medaglia d’oro della città di Conegliano, concessa dal sindaco. Nel 2005 è stato invitato al Quirinale dal presidente Ciampi.

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