Notazioni su “I Giganti della montagna”
Dopo la lettura della recensione del mio amico Pino Pesce
L’affettuosa amicizia e la considerevole stima che mi lega al prof. Pino Pesce, in termini di scrittura giornalistica e letteraria, mi hanno sollecitato a scrivere queste brevi e concise notazioni.
Lo spunto è scaturito dalla recente lettura della recensione critica del mio amico professore sull’opera pirandelliana I Giganti della montagna, rappresentata di recente al Teatro “Verga” di Catania, con la regia di Giuseppe Dipasquale, e pubblicata su l’Alba, periodico d’arte e di cultura che dedica ampio spazio al teatro.
Come a tutti è noto, questa raffinata è suggestiva opera teatrale di Luigi Pirandello, incompiuta e completata dal figlio Stefano, costituisce non solo uno dei capolavori della produzione del grande scrittore siculo, ma anche una delle opere più affascinanti dell’intera letteratura universale, ed ancora, come annota lo stesso insigne agrigentino, il trionfo della fantasia, della poesia, ma insieme anche la tragedia della poesia in mezzo a questo brutale mondo moderno.
Cimentarsi nell’analisi critica di una rappresentazione teatrale e nella disamina esegetica di un insigne capolavoro letterario, qual sono I giganti della montagna, costituisce un’impresa ardua ed assai onerosa.
Così, in queste mie brevi notazioni, vorrei sottolineare la fascinosa stringatezza concettuale del lungo periodare e l’elegante proprietà espressiva del professore nella elaborazione tematica che ne fa.
La recensione dell’amico direttore de l’Alba è quindi serenamente ed acutamente approfondita e signorilmente esposta, con una attenta disamina della suggestiva opera teatrale dell’insigne drammaturgo, ed un interessante ed avvincente approfondimento su uno dei capolavori pirandelliani, purtroppo non ultimato e poi concluso lodevolmente dal figlio Stefano, degnissimo erede dell’arte paterna!
Angelo Munzone
Ven, Lug 6, 2012
Cultura