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Adriana Spuria, voce leggera e delicata per storie non lievi

Il canto esplora legami sentimentali fuori dal banale e dalle convenzioni

Negli anni di una raggiante Catania, mentre il capoluogo etneo vedeva fiorire la voce inconfondibile di Carmen Consoli, il gruppo dei Denovo schiudeva il cammino a Mario Venuti, e le strade catanesi ospitavano caffè concerto, un’artista siracusana muoveva i primi passi nel mondo della musica della Milano da bere. Parlo di Adriana Spuria che, dopo una lunga permanenza in giro per l’Italia, è tornata nella sua Sicilia, dove ha deciso di dare un contributo importante, proprio alla sua città: Siracusa, con l’esibizione dal vivo in occasione della “Festa della Musica”, e con un impegno anche nel sociale,  partecipando al movimento Se non ora quando?

E pensare che  l’artista sensibile, elegante e raffinata, con cui ho avuto il piacere di chiacchierare, ha iniziato il percorso nel mondo della musica come autrice melodista e come vocalist per progetti house e dance a Milano. Uno stile molto diverso da quello che poi distinguerà la sua produzione. Molteplici sono stati, infatti, gli stimoli e le sperimentazioni che hanno informato il suo percorso. In giro per la penisola, a Modena, Bologna e Roma con varie formazioni ma anche con molti concerti acustici (chitarra e voce), dove Adriana prevalentemente suonava, oltre le covers, anche i suoi brani di allora, tutti in lingua inglese ma soprattutto con un sound ed una costruzione lontani dalla melodia italiana tipica di quel momento. L’occasione arriva nel 1997, quando Adriana vince una borsa di studio indetta dalla Siae per accedere al Cet (la scuola fondata da Mogol) al corso compositori. Da allora comincia a scrivere canzoni con testi in italiano. Toni leggeri, delicati ed eleganti per raccontare storie non proprio lievi. Le note della siracusana esplorano le sfumature dei legami sentimentali, rinunciando alle convenzioni e alla banalità, con le difficoltà, soprattutto economiche, che una scelta simile comporta. Così  nel 2005 Adriana decide di aprire un suo marchio di autoproduzione e diventa produttrice di se stessa sviluppando un progetto acustico che si chiamaLa Fabbrica dei Sogni che riprende un brano di sua composizione inedito e che dà il nome al suo marchio di produzione appuntoLa Fabbrika.

 Chiacchierata con ——————– Adriana

Nel brano Una donna, che è il tuo singolo d’esordio, parli della femminilità come punto di forza. Viene screditato il luogo comune che vede nelle donne il sesso debole, e viene rinnegato anche lo schema classico della canzone d’amore

«Una donna nasce in un periodo particolare della mia vita. Ero appena uscita da una relazione sentimentale molto importante, e la musica ha avuto una funzione catartica. Nel brano parlo di un amore malato, che segue lo schema vittima-carnefice, da cui la protagonista trova il coraggio di uscire attingendo la “propria risorsa nell’essere una donna”. Anche se la riflessione parte dal punto di vista femminile, le mie canzoni non sono mai sessiste; parlano della sfera dei sentimenti che coinvolge l’essere umano. Dietro legami apparentemente normali, a volte, si cela un rapporto vittima-carnefice, dove non c’è assunzione di responsabilità. E il messaggio che il singolo contiene è proprio questo: la donna  non può più avere l’alibi di essere aggrappata a vecchi schemi, a concezioni maschiliste, ma per arrivare all’emancipazione deve fare leva sulla propria femminilità come risorsa, piuttosto che adottare logiche maschili».

Immagino che il tema ti stia molto a cuore, sei stata la cantante ufficiale del movimento “Se non ora quando” a Siracusa, cosa risponderesti a chi parla di “emancipazione mancata” per le donne.

«Sì, quello dell’emancipazione delle donne è un tema che mi è molto caro. Ho aderito al movimento Se non ora quando, portando anche il mio contributo musicale, perché ne condivido pienamente i principi, è un movimento apartitico e trasversale, di cui si sentiva molto il bisogno. Il discorso sulla mancata emancipazione femminile è piuttosto complesso. Io credo che la rivoluzione femminile non sia decollata perché sono saltati gli schemi tradizionali della famiglia, per cui la donna, ricoprendo anche altri ruoli, ha acquisito più doveri, ma a questa moltiplicazione di responsabilità non è corrisposto un aumento di diritti. C’è stato anche l’errore di alcune donne che, raggiunto un ruolo di potere in politica o in altri ambiti, hanno assunto una logica maschile. Le donne avrebbero dovuto portare la loro sensibilità al potere, invece di imitare i loro colleghi uomini».

 Giusto in tema di schemi capovolti, nel singolo Non credo parli della fine di un rapporto d’amore tra due donne.

 «In realtà il brano parla della fine di una storia d’amore, che si tratta di un legame tra due donne si evince dal video ufficiale. La poesia della canzone è costruita dalla contraddizione di sentimenti che ti avvolgono nel momento in cui  un rapporto finisce. L’anelito di speranza che l’altra persona ritorni si mescola al retrogusto amaro della consapevolezza che il rapporto è ormai finito».

 Guardando su you tube i video ufficiali dei singoli Una donna e Non credo si nota una attenzione particolare all’immagine, alla bellezza visiva. Da dove nasce la sensibilità per questa forma di comunicazione.

 «Il  video ufficiale del singolo Una donna è stato girato a Piazza Vittorio a Roma. Si tratta di un progetto di qualità al quale hanno collaborato artisti internazionali, come l’attrice giapponese Jun Ichikawa, protagonista della serie televisiva R.I.S. Non credo, invece, è stato girato nell’albergo museo di Fiumara D’Arte, dove ogni stanza è stata progettata in stile diverso da un architetto contemporaneo, e insieme a me nel video recita Sarah Nile, la protagonista del Grande Fratello 10, una donna di grande sensibilità. In entrambi i video gli artisti hanno collaborato gratuitamente. La passione per questa forma d’arte nasce dal mio amore per il cinema».

Danzai con la luna è un brano molto delicato, la musica regge una poesia dai toni lievi e delicati ma dal significato molto profondo.

«Danzai con la luna è un brano del 2002, ancora in attesa di essere pubblicato. Ispirata dal successo di E la luna bussò di Loredana Berte, in cui la luna, simbolo della verità viene respinta un po’ da tutti. Danzai con la luna rappresenta la presa di coscienza della verità, la consapevolezza».

Nella tua produzione l’esplorazione dei diversi generi musicali è stata sistematica. In 3 sul rouge è evidente il richiamo all’atmosfera anni ’60. È una canzone dai toni leggeri ma molto piacevole.

«3 sul  rouge racconta di una donna  sempre ubriaca al tavolo di un casinò, una sorta Marlene Dietrich, che si lascia prendere in giro dal classico mascalzone. Mi sono divertita molto a scriverla immaginando un po’ le atmosfere dei film americani anni ’50, il bianco e nero e una sensualità mai banale».

Nella tua carriera hai esplorato diversi generi, dal pop-jazz al folk, come è nata l’idea della cover Un colpo al cuore.

 «L’idea di rivisitare questo grande successo di Mina è nata dalla passione di mia madre per la musica degli anni ’60. Ho conosciuto il brano, appunto grazie a mia madre, che adora Mina, e colpita dalla bellezza della canzone ho deciso di approfondire l’argomento. Ho studiato lo stile della canzone italiana anni ’60, l’uso dell’orchestra, ed ho cercato di capire quale rivisitazione sarebbe stata più appropriata. All’inizio pensavo di farne una versione swing, poi, invece, ho deciso di plasmarla secondo il modello anglosassone. La mia rivisitazione ovviamente non ha nessuna intenzione di mettersi in competizione con Mina, anche perché non avrebbe senso, Mina è unica».

Da Mina ai talent il panorama della musica italiana è cambiato sensibilmente, e con esso anche il mercato della musica. Tu sei un’artista indipendente, ti autoproduci. Come vivi questa condizione?

«Io mi autoproduco, tra mille difficoltà, soprattutto di carattere economico. Internet ha ormai tramortito il mercato discografico, e purtroppo sopravvivere da indipendenti in un mondo ormai soggiogato da logiche di mercato è un’impresa. Quella dei talent è una realtà con cui ormai bisogna convivere, anche perché è rimasto l’unico modo per emergere, dietro ci sono operazioni di marketing ben definite. Il meccanismo del televoto e l’esposizione mediatica avvicinano chi partecipa al pubblico nazional-popolare, che è quello che risponde maggiormente al mercato della musica».

E per il momento, cosa bolle in pentola, quali sono i progetti a cui stai lavorando adesso.

«In cantiere c’è un terzo album, che punterà sul folk, su you tube, esiste già una playlist con i provini dei brani da realizzare, tra questi c’è un brano a cui sono particolarmente legata, si intitola Fatta di te».


Laura Timpanaro


 

Laura Timpanaro

Laureata in Lettere moderne, dal 2007 ha iniziato a scrivere per diverse testate locali, free press cartacee e telematiche, occupandosi principalmente di cultura e spettacoli e di cronaca locale. Ha collaborato anche con l’emittente televisiva “Video Star”. Appassionata di teatro, sia lirico che di prosa, adora in particolare il teatro contemporaneo. Si è specializzata in Filologia Moderna a marzo del 2012 discutendo una tesi su l’“Amleto” di Carmelo Bene. Segue molto anche il cinema: i suoi registi preferiti sono Kubrick, Fellini ed Almodovar. Altre sue passioni sono il fitness e i viaggi.

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