Ragazzi per sempre/ Pazzi, cozze e rizzi” al “Brancati” di Catania
L’amarcord della comicità etnea non decolla nonostante le buone premesse
C’è tanta nostalgia di un tempo che non c’è più, ma di cui si scoprono drammatiche somiglianze, nella crisi economica che costringe i giovani a cercare lavoro lontano dalla propria terra, nelle difficoltà di chi decide di intraprendere la carriera artistica. Negli anni più bui della crisi economica la rievocazione del periodo che precedette il boom economico diventa straordinariamente attuale, ma l’atmosfera vintage, che avvolge lo spettacolo Ragazzi per sempre: / Pazzi, cozze e rizzi, in scena al teatro Brancati di Catania dal 10 al 27 maggio, a chiusura di una felice stagione teatrale, incanta ma non avvince. Ammiraglio dello spettacolo etneo, collage di autori vari, Tuccio Musumeci porta sulla scena la propria inconfondibile umanissima comicità. Ottima la musica del pianoforte di Nino Lombardo, che ha deliziato il pubblico con una rievocazione dei brani più famosi del blues, diffusi in Italia con l’arrivo degli americani nel secondo dopoguerra, e della musica leggera italiana, da sempre passione del maestro Lombardo. Buone anche le interpretazioni di Ivano Falco, che ha reso omaggio alla comicità partenopea, di Enrico Manna, spalla comica di Tuccio Musumeci in molte scene, e del giovane Claudio Musumeci. Buona anche l’interpretazione dell’attrice Giorgia Migliore, unica figura femminile del cast. Bella anche la scenografia essenziale ma ricca allo stesso tempo, curata da Riccardo Perricone. Per ricreare l’atmosfera degli anni ‘50 sono stati sufficienti due sgabelli, dai quali Tuccio Musumeci e Nino Lombardo hanno rievocato gli anni della loro giovinezza, il resto è stato affidato alla musica, alle voci, e ai costumi curati dalle Sorelle Rinaldi. Si legge un ammiccamento al teatro contemporaneo nella scelta di utilizzare la quinta parete della scena come spazio su cui proiettare frasi dei grandi del teatro e della letteratura, e immagini di repertorio, curate dal video maker Roberto Gallà. Il tutto per la regia di Antonello Capodici. Eppure, nonostante le buone premesse, l’operazione amarcord non decolla.
Lo spettacolo salottiero di Tuccio Musumeci, accompagnato dal maestro Nino Lombardo, si perde in un ritmo a volte troppo lento. Non basta aver riesumato le migliori scenette, le migliori gags, o voci e ricordi degli anni ’60, non basta nemmeno affidare il tutto a bravi interpreti dello spettacolo etneo, il cabaret di Tuccio Musumeci e il pianoforte di Nino Lombardo. Mancava un tocco di novità, affinché il ritratto vintage dei bei tempi risultasse vivido. Invece, lo spettacolo proposto ha consegnato al pubblico un affresco degli anni ’50 venato di nostalgia ma opaco e privo di smalto. I pezzi comici difettavano di mordente, Tuccio Musumeci sembra aver perso lo smalto del cabarettista di un tempo. E direi che ciò è anche abbastanza fisiologico alla soglia degli ‘80 anni. Altro neo : l’originalità. Lo spettacolo collage si compone di pezzi di repertorio, e vada per i brani di Nino Taranto, per Cronache di un uomo di Giuseppe Fava, di cui Tuccio Musumeci ha recitato uno struggente monologo, e per le altre gags, ma alcune storielle, come quella del matrimonio, erano davvero arcinote, in tutte le salse, (ab)usate anche da altri cabarettisti catanesi. Anche la sferzata contro la classe politica avrebbe dovuto essere più decisa, invece è rimasta ferma ad un tiepido sarcasmo. E poi mancava qualcosa, quel quid che avrebbe fatto la differenza tra lo sfogliare un album di ricordi, rievocando i tempi felici e cercando di scorgere le somiglianze con il presente, e l’anelito di speranza verso il futuro che si legge negli occhi delle generazioni più vecchie quando osservano i volti dei giovani.
Laura Timpanaro
Lun, Mag 14, 2012
Eventi, Spettacolo