Presenza di eternit a cielo aperto nel nostro territorio
Gio, Mag 24, 2012
Un pericoloso prodotto che arreca danni alla salute umana e all’ambiente
Amianto, Eternit, Asbesto; i modi per chiamarlo sono molteplici ma la storia è una sola: questo materiale fece la sua comparsa negli anni, a cavallo, tra l’800 e il900 aseguito del suo utilizzo per la realizzazione di acquedotti, per la coibentazione di edifici e mezzi di trasporto, per pavimenti e tetti.
Nella prima metà degli anni 80 parecchie associazioni si mossero contro l’amianto, ma soltanto nel dicembre del 1992 fu approvata una legge in Italia che ne vietò l’utilizzo, con obbligo di bonifica e risanamento dei territori inquinati per le fabbriche che fino a quel momento ne facevano un largo uso. L’Italia è stato uno dei paesi dove questo materiale fu utilizzato in larga scala e, non a caso, è uno dei paesi che ancora non riesce a “disintossicarsi”!
Si dice che, in Italia, per prendere piena coscienza di un problema sia necessaria l’immolazione di vittime innocenti; ebbene l’amianto di vittime ne ha mietute e ne continua a mietere.
Tutti ormai sono a conoscenza della pericolosità del prodotto, consapevoli del danno che arreca alla salute umana e all’ambiente ma la serena superficialità con la quale conviviamo con l’eternit, evidentemente, dimostra che non abbiamo ancora ben instradato la problematica nei binari della prevenzione e della lotta al trattamento e allo smaltimento abusivo di questo nocivo materiale.
L’Amianto è un minerale molto comune, tra le fibre di cui è composto vi è la nota “Crocidolite”, fibra molto piccola, sottile e appuntita che lentamente si dirada nell’aria sottoforma di polveri estremamente sottili. L’esposizione a tali polveri e la conseguente inalazione di Crocidolite ha effetti letali poiché anche una sola di queste fibre, potenzialmente, potrebbe mietere una vita umana!
L’aspetto sottile e appuntito consente loro di entrare nelle vie aeree inferiori giungendo così ai nostri alveoli polmonari, sede degli scambi gassosi con i capillari polmonari. Nelle ipotesi più ottimistiche, essi sedimentano nell’alveolo ma non essendo possibile la loro espulsione dall’organismo, provocano un’infiammazione chiamata “alveolite” per poi, protraendosi nel tempo, rendere “fibrotico” il tessuto circostante attraverso lesioni cicatriziali che conducono alla patologia nota come “Asbestosi”.
In altri casi invece essi non si fermano ai soli alveoli ma, col tempo, li oltrepassano, raggiungendo il parenchima polmonare dove, a distanza di pochi decenni, si sviluppa il Mesotelioma.
Il Mesotelioma è un tumore maligno della pleura che non viene riscontrato in popolazioni non esposte all’amianto ma che di contro colpisce il 15% degli individui già affetti da Asbestosi e, come la maggior parte delle patologie polmonari, il manifestarsi dei primi sintomi è già segno di un inevitabile degenerarsi della malattia.
Tutto ha inizio con un versamento pleurico, ovvero un accumulo di liquido intorno al polmone che, una volta compresso provoca difficoltà durante la respirazione con consequenziali aggravi. Purtroppo non esiste nessuna terapia efficace con l’aggravante che tale tumore, molto probabilmente, causa delle metastasi che rendono il paziente inoperabile come da protocollo medico. La morte insorge inesorabilmente nel periodo che intercorre tra i sei mesi e un anno dalla prima diagnosi.
Secondo numerosi studi ci stiamo avvicinando al cosiddetto “giro di boa” in quanto, dal momento che la malattia si manifesta dopo circa 20 anni dall’inalazione della fibra, il picco previsto per l’insorgenza di questa malattia è previsto tra il 2015 e il 2020, per poi diminuire progressivamente.
Ho deciso di pubblicare quanto scritto come risposta all’articolo di Danilo Festa, La Valle dei Sieli di Motta Sant’Anastasia tra ruspe e discariche (http://www.lalba.info/2012/05/la-valle-dei-sieli-di-motta-sant-anastasia-tra-ruspe-e-discariche-abusive/), allarmato dalla presenza di eternit a cielo aperto nel nostro territorio. Spesso ci arrovelliamo cercando il male in luoghi come la discarica di Tiritì che, quantomeno è sottoposta a periodici controlli da parte degli organi preposti, senza preoccuparci minimamente della vera illegalità presente nel nostro territorio. Quella che uccide in silenzio, quella che miete vittime senza che nessun cittadino richieda autorizzazioni o controlli, senza che nessun cittadino si chieda quale sia il male maggiore. Non fraintendete, non sono contento della presenza della discarica nel nostro territorio ma mi stupisco che tutti coloro i quali si battano per la chiusura dell’impianto di Tiritì non siano i primi a combattere lo scempio denunciato da Danilo che uccide amici, parenti e conoscenti senza che nessuno ci faccia caso.
Simone Fichera
quello che non capisco è come nonostante questa discarica abusiva sia attiva da circa 5-6 anni e che sia stata sempre ben in vista, non l’abbia notata nessuno, se penso che tutti i cacciatori che l’hanno vista !!! I cacciatori che si auto dichiarano veri ambientalisti..