Mela di Dacia Maraini al Teatro “Brancati” di Catania
Tris di donne in un affresco dolceamaro della borghesia italiana post-sessantotto
Somiglia alla colomba della canzone omonima di Sergio Endrigo, Rosaria, (Debora Bernardi) la protagonista della commedia di Dacia Maraini Mela, in scena al teatro Brancati di Catania dal 12 al 29 aprile. Candida, pura, capace di vedere molto lontano ma incapace di osservare ciò che avviene sotto il suo becco. Come la colomba che scambia il mare con il cielo e spicca il volo verso il sud, così Rosaria , quarantenne ex sessantottina, rossa di chioma e di ideali politici, idealista, ottimista e di sinistra è un’inguaribile romantica, a cui una particolare predisposizione al buonismo impedisce di osservare lucidamente il reale. Figlia di una vispa sessantenne, Mela (Alessandra Cacialli) esperta in tradimenti e seduzioni, vanitosa ed egoista fino all’inverosimile ma incredibilmente perspicace, e madre di Carmen (Luisa Ippodrino) una diciannovenne capricciosa ed insofferente, che le rimprovera di averla lasciata spesso sola durante l’infanzia per inseguire i suoi ideali politici, Rosaria è la formica di casa, colei che con il lavoro di traduttrice manda avanti la baracca. Anche se la baracca è una normale casa borghese anni ‘80, di cui sulla scena viene resa la cucina, dove si incontrano e scontrano le tre donne. La quotidianità, per niente serena ed armoniosa, delle tre donne trascorre tra le stravaganze di Mela, gli ideali politici di Rosaria e l’insofferenza di Carmen. A fare da sfondo ai loro continui battibecchi il sesso, l’amore e la rivoluzione. Tre argomenti su cui le tre donne hanno ognuna una personale visione, da difendere strenuamente. Mela si approccia al mondo con frivola leggerezza, considera il piacere una priorità, Rosaria è romantica, idealista ma molto ingenua, accecata dagli ideali rivoluzionari, Carmen, è capricciosa, ribelle, ed insofferente, ma ha uno sguardo lucido sulla realtà. E sarà proprio Carmen, con candida crudeltà a punire la madre per il lassismo con cui è cresciuta, a metterla di fronte alla fine delle illusioni, fino all’amara presa di coscienza che «le rivoluzioni tradiscono sempre». Nel gineceo domestico aleggia una figura maschile: Costante, il compagno di Rosaria, ammirato anche dalle altre donne di casa. Sarà proprio lui, l’invisibile, la causa della disgregazione del nucleo familiare. La commedia passa dai toni leggeri alla denuncia della fine delle illusioni. La politica e i problemi sociali fanno da sfondo ad un profondo dramma umano, in cui acquistano via via sempre maggiore spessore i ritratti a tuttotondo delle protagoniste. Ottima l’interpretazione delle tre protagoniste, che hanno dimostrato di saper fare buon uso della mimica, della gestualità, e di avere padronanza della scena. La messa in scena di Romano Bernardi, a cui ha collaborato Marco Tringali, sembra aver rinunciato al grottesco e al noir per concentrarsi sul tono intimista e realista della commedia all’italiana. A fare da colonna sonora le canzoni di Sergio Endrigo.
Laura Timpanaro
Sab, Mag 12, 2012
Eventi, Spettacolo