La Tosca andata in scena al Teatro Massimo “Bellini” di Catania
Tradizionale e sublime l’opera di Puccini con la regia di Giovanni Anfuso
Il melodramma di Puccini mancava dalle scene catanesi dal 2006, ed è stato riproposto come seconda opera nella stagione lirica del Bellini, dopo il successo della Carmen di Bizet messa in scena da Vincenzo Pirrotta, per raccogliere ancora una volta il plauso del pubblico ed i consensi della critica. Una messa in scena tradizionale, quella proposta dal regista Giovanni Anfuso, che ha privilegiato un’impostazione realistica dell’opera, rinunciando alle rivisitazioni personali che spesso negli ultimi anni hanno interessato la Tosca. Ottima l’interpretazione di Floria Tosca (il soprano Cecilia Costea), di Mario Cavaradossi (il tenore Walter Borin), e del malvagio Scarpia (il baritono Ivan Invarnardi).
La storia della cantante Floria Tosca, del pittore Mario Cavaradossi, degli intrighi del malvagio Scarpia, e della tragica fine dei due amanti, sullo sfondo della Roma papalina di inizio Ottocento sono stati ricostruiti in modo tradizionale e fedele, per approdare ad una rappresentazione elegante. Eppure in Tosca tutto è passione, emozione, sentimento. Tutto. Dal legame tra la cantante ed il pittore Mario Cavaradossi, all’eroica resistenza dell’uomo comune ma di saldi principi, di fronte alla malvagità del potere. La Tosca di Giovanni Anfuso, sembra, invece, conservare una bellezza algida di contro alla forte passionalità, che è una delle caratteristiche principali del melodramma pucciniano. La scena di gelosia che la cantante fa al Cavaradossi, all’inizio del primo atto, è un po’ tiepida, lo scambio di battute tra il pittore ed il sacerdote, il celebre “Scherza coi fanti lascia stare i santi” mancava forse un po’ di vivacità. Improntata ad un fedele realismo la ricostruzione delle scene. Nel primo atto una chiesa romana in perfetto stile neoclassico, (Sant’Andrea della Valle nel libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica) accoglie Mario Cavaradossi e il sagrestano. Su quella stessa scena neoclassica si staglierà più tardi il rosso squillante delle tuniche del coro che intona il Te deum alla fine del primo atto. Ed ancora fedele la ricostruzione di una stanza di Palazzo Farnese, in cui si consuma il delitto di Scarpia, e diCastel Sant’Angelo, che vedrà la morte della protagonista.
Superba l’esecuzione della partitura integrale del melodramma dell’orchestra del Teatro Massimo Bellini diretta dal maestro Giuliano Carella, il coro del Teatro Massimo Bellini è stato diretto da Tiziana Carlini, il coro di voci bianche da Elisa Poidomani.
Laura Timpanaro
Gio, Mar 1, 2012
Cultura, Spettacolo