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Anche quest’anno Paternò sarà senza Carnevale

Dom, Feb 12, 2012

Attualità, Cultura&Società

La festa più  attesa, ancora una volta, genera grande delusione!!!

Cultura, storia, folklore, musica, balli, coriandoli, luci e colori si fondevano per dare vita a quello che si connotava come il Carnevale più bello, più divertente, più popolare della Sicilia

E anche quest’anno a Paternò, città rinomata per il Carnevale più divertente e più popolare di Sicilia, la festa più attesa dell’anno non si farà!

Già, …la festa più  attesa  che, ancora una volta, ha causato grande delusione  in adulti e piccini!

Non vogliamo entrare nel merito di tale decisione, quest’anno sicuramente più giustificata dalla crisi profonda che sta attanagliando non solo la nostra città ma  tutta la Nazione, però il Carnevale di Paternò, a nostro avviso, merita tutti gli sforzi possibili, tutte le sinergie possibili per non morire e per una ragione molto semplice: insieme a Rocca Normanna, la Fiera di Settembre e Arte Natale fa parte dello Statuto del Comune di Paternò dove all’art. 24 si legge testualmente: 1) Il Carnevale, la Rocca Normanna, la Fiera di Settembre e Arte Natale costituiscono le principali manifestazioni storico-culturali che caratterizzano e contraddistinguono la città di Paternò; 2) Il Comune, in collaborazione con le Istituzioni locali, provinciali e regionali ne sostiene e ne promuove la conoscenza in Italia e all’estero, ne persegue il continuo miglioramento e qualificazione dal punto di vista storico-culturale e organizzativo. A questo punto ogni commento è superfluo!

Dal nostro archivio, esattamente l’Alba del febbraio 2008, abbiamo ripescato un articolo sul Carnevale che, dopo 4 anni, è, ahimè!, perfettamente attuale e che vogliamo riproporre per ricordare, ancora una volta, i fasti carnascialeschi della nostra città, ricordi che i nostri giovani non solo non conoscono per ovvi tempi cronologici, ma rischiano di non conoscere mai se il Carnevale finisce nell’oblio come Rocca Normanna e Arte Natale…

E non è cosa bella che i bambini di oggi, uomini e donne di domani, non abbiano storia, cognizione di un passato personale fatto di ricordi, sensazioni, umori, suoni e colori…, di quel substrato della memoria che si forma in ognuno di noi attraverso le esperienze e che, via via, va a creare quella che si chiama identità culturale…

***

«… Incredibile, ma vero: quest’anno a Paternò, città rinomata in tutta la Sicilia per il Carnevale più bello e più popolare, la festa più attesa e più divertente dell’anno non si farà! No, non è uno scherzo di cattivo gusto: per problemi finanziari l’Amministrazione comunale, suo malgrado, è stata costretta a bloccare ogni manifestazione carnascialesca, con grave pregiudizio sia per l’immagine della città che per tutti gli operatori del settore. L’Assessore alla Cultura e allo Spettacolo Gianfranco Romano, esprime tutto il suo rammarico:  “Purtroppo non siamo riusciti a reperire i finanziamenti adeguati ad organizzare una manifestazione carnascialesca degna della tradizione della nostra Città. Vogliamo, comunque, lanciare una proposta, affinché nulla di quanto finora realizzato dagli artigiani del settore venga vanificato: programmare il nostro carnevale in primavera, con una grande kermesse che accolga carri allegorici, macchine infiorate e quant’altro”. Non sappiamo come verrà accolta questa inconsueta proposta dalla Città, per il momento il nostro ricordo volge ad anni lontani quando Paternò era conosciuta ovunque per il suo Carnevale che, per tradizione, prendeva il via dopo l’Epifania e durava fino alle Ceneri.

Cultura, storia, folklore, musica, balli, coriandoli, luci e colori si fondevano per dare vita a quello che si connotava come il Carnevale più bello, più divertente, più popolare della Sicilia.

Era senza dubbio una reminiscenza pagana, ma non bisogna dimenticare che il territorio paternese era la sede del culto di Venere Iblea, cui è dedicato il famoso inno latino del Pervigilium Veneris.

I paternesi sentivano prepotentemente il richiamo della natura che si risvegliava  e, alle porte della primavera, solevano celebrare la bella stagione con una serie di manifestazioni popolari che, nel tempo, si connotarono come il Carnevale di Paternò.

Il Carnevale a Paternò durava più di un mese, a seconda che la Pasqua cadesse  “alta” o  “bassa”, ma il clou si aveva a partire dal  giovedi di li cummari: da quel giorno era un crescendo di feste sempre più ricche che culminavano nel “giovedì grasso”. Per l’occasione si preparavano i maccaruna conditi con ragù e arricchiti con sasizza e cutina di maiale. A concludere il pranzo squisiti cannoli ripieni di crema. Venerdì si rispettava il riposo e poi, dal sabato al martedì il divertimento diventava frenetico!

Le vie pullulavano di mascarati e per le donne era d’obbligo il dòmino (travestimento usato dagli antichi veneziani composto da un ampio mantello nero con cappuccio). Il nome di questa maschera deriva da una formula ecclesiastica, Benedicamus Domino (Benediciamo il Signore).

Le donne, rese irriconoscibili dal nero travestimento, esercitavano il loro diritto di scelta: era il momento in cui si invertivano i ruoli sessuali e le donne (finalmente!) avevano la libertà di scegliersi il loro cavaliere per ballare… ma anche per dilapidarlo tra un bar ed un altro, dove era d’obbligo farsi “offrire” i famosi Baci Perugina, cioccolatini e dolciumi vari!

Non occorre dire che il conoscente o l’amico faceva il dover suo con perfetta cavalleria, anzi vale la pena ricordare che un classico omaggio alle gentili dame era un profumatissimo mazzolino di violette!

Quanti amori nascevano in quei giorni di autentico, genuino divertimento ma anche di grandi emozioni!

E quante batoste prendevano quegli imprudenti mariti che si lasciavano ammaliare dalle attenzioni di una affascinante mascherina che altri non era… che la propria consorte!

Maschere in grande stile e carri allegorici rinnovavano la grande fama di Paternò in tutta la Sicilia.

Ma erano, soprattutto, i balli in piazza e nelle pubbliche vie principali che contraddistinguevano il carnevale di Paternò: piazza Indipendenza, piazza Quattrocanti, piazza San Giovanni, piazza Sant’ Antonio Abate o Vittorio Veneto, il corso principale, “a strata ritta”, diventavano un’enorme, immensa pista da ballo ricoperta da un variopinto tappeto di coriandoli.

La musica proveniente dai balconi di alcune case private era propagata tramite grossi grammofoni ed ingrandita da una serie di amplificatori.

Paternesi di ogni estrazione sociale e numerosi forestieri che, con ogni mezzo, giungevano da tutti i centri della provincia di Catania, ballavano instancabilmente fino alla mezzanotte, quando al suono della “ritirata” le piazze, mal volentieri…, si spopolavano.

Ma la festa non finiva lì… Per molti, l’appuntamento era rimandato nelle varie “sale” dove i Circoli cittadini organizzavano serate di gala.

L’ultima settimana era dedicata alle sfilate: delle macchine infiorate, vero vanto e fiore all’occhiello del carnevale paternese, ma anche dei maestosi carri allegorici che partivano dalla Villa Moncada per arrivare in piazza Indipendenza, mentre nella via principale impazzava travolgente il divertimento. I grandi carri allegorici riprendevano il topos del mascheramento che si fa burla dei potenti con una preponderante vis satirica e polemica.

Alla mezzanotte di martedì Re Carnevale, in piazza Indipendenza, fra pianti e lazzi, andava letteralmente in fiamme!

Il mercoledì delle Ceneri, quando nei dòmino delle dame aleggiava ancora il profumo delle violette e i coriandoli turbinavano impazziti nelle vie spazzati via dai solerti netturbini, la malinconia lasciava il posto al divertimento e ricominciava l’attesa lunga un anno della festa laica più amata di tutti i paternesi. Quest’anno l’attesa è andata delusa!!!

Speriamo che, al più presto, Paternò si possa riappropriare di quella che più che una festa e una tradizione si può definire un’Istituzione incancellabile ed irrinunciabile della Città».

Agata Rizzo

Insegnante di scuola dell’infanzia nel IV Circolo Didattico “Michelangelo Virgillito” di Paternò, II Collaboratore del Dirigente Scolastico e Responsabile della Scuola dell’infanzia.
Referente del progetto Pari Opportunità “Bambine e bambini, uguali…ma diversi”, da 10 anni coordina il giornalino scolastico “La Gazzetta RosAzzurra” sul tema delle pari opportunità e della genitorialità, diretto alle famiglie degli alunni. Negli anni ha collaborato con riviste del panorama pedagogico nazionale quali “Scuola Materna”-Ed. LA SCUOLA- e “Infanzia”-Alberto Perdisa Editore.
Nel 2006 è risultata II finalista con il progetto sulle Pari Opportunità “Bambine e bambini, uguali…ma diversi” al I Premio “Piccolo Plauto”, edito dalla Rivista Infanzia e dall’Università di Scienze dell’Educazione di Bologna.

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