Presentazione Nuova Alba su Internet
Cari lettori,
l’Alba “online” – in questi giorni – sta via via cambiando aspetto. Finora il periodico telematico è stato soltanto un magazzino che conservava soltanto i suoi numeri cartacei. Ebbene, grazie al suggerimento di alcuni giovani, presto, il sistema di gestione del sito sarà più dinamico e potrà essere aggiornato assiduamente, aprendo ad un fermento culturale senza sosta. E di questa evoluzione il merito è di Niko Perroni, eccellente webmaster che ha ideato il nuovo progetto rinnovandone totalmente la grafica .
Restando sempre devoto alla carta stampata, che ha continuato, nelle varianti avanzate, le vecchie impostazioni tipografiche, non posso non tener conto dell’evoluzione digitale dell’informazione, la quale richiede di adattarla alla domanda dei lettori sempre più esigenti, e della globalizzazione che riguarda in particolare gli aspetti politicosociali e culturali.
Dietro l’audace consiglio dei miei giovani collaboratori, maestri dell’innovazione, mi sono rivolto alla revisione dei contenuti partendo dall’idea che ad una maggiore accessibilità all’universo culturale corrispondano una partecipazione ed un coinvolgimento attivo da parte dell’utenza, in particolare degli amici e dei lettori affezionati de l’Alba.
Con la nuova proposta “online”, potrete quindi, cordiali lettori, interagire con i giornalisti grazie alla funzione “commenti”, che si trova sotto ogni articolo, e dibattere sulle tematiche più d’attualità; potrete inoltre visionare la galleria fotografica e intrattenervi con la sezione video, costantemente aggiornata.
Troverete anche il classico database de l’Alba “online” con tutti i numeri del periodico cartaceo, in stampa ogni mese, i quali si ripropongono con una rinnovata interfaccia di lettura che dà la sensazione di sfogliare il giornale dal monitor del proprio pc.
Poiché lo spirito ispiratore del periodico, negli anni (7 il prossimo maggio), non è cambiato, mi piace riportare il mio editoriale che ha inaugurato la testata. Grazie anticipatamente di ogni vostra attenzione, anche di quelle più critiche in termini di confronto e di dissenso.
Il nostro decalogo
Come faremo giornalismo
Noi non vogliamo aver vergogna di scrivere e non abbiamo voglia di parlare senza dire niente.
Così scriveva Jean Paul Sartre nella Presentazione alla rivista “Les Temps Modernes”. Questo concetto e, ancor più, stile di vita sartriani li ho sempre sentiti miei per un fatto prima che morale fisiologico. Per questo sono convinto che ciò che non è parte di noi stessi difficilmente con l’educazione (familiare, sociale, ideologica o religiosa che sia) lo possiamo fare nostro. E sono altrettanto convinto che non si può dare agli altri se non si riesce a dare a sé stessi; si intende in termini di dedizione, vale a dire dell’offrirsi per un fine che racchiuda il sé stessi e gli altri. Il che significa darsi delle regole di rispetto, le quali nel campo delle professioni si definiscono deontologia.
La deontologia è un insieme di regole che nell’ambito della scrittura impone il dovere didattico e morale di comprendere i fatti per modificare in meglio il presente e preparare il futuro. Reinterpretando Sartre, il giornalista, come il suo “scrittore” dovrebbe essere sempre “in situazione nella sua epoca” perché “ogni parola ha i suoi echi. Ogni silenzio anche”. Il che significa che chi scrive – giornalista, scrittore o umile scriba – non può servirsi della parola senza nutrirla di responsabilità e non deve (perché non può) tacere di fronte a qualsiasi forma di degrado morale, materiale e sociale.
E’ in questo spirito di servizio che ho sempre interpretato il giornalismo, specialmente quando ho diretto La Svolta. Con questo spirito-missione riprendo a fare giornalismo in questo nuovo periodico che già col suo titolo vuole essere fortemente auspicale, simboleggiando il sorgere della luce che si oppone alle tenebre, cui va associato il risveglio, considerata la stagione in cui ci si trova. Ma “l’ora del tempo e la dolce stagione” m’hanno ricondotto ad Alba, un giornale del Risorgimento italiano (nato in Toscana) che nelle sue battaglie aveva ripreso i valori universali dell’Illuminismo della migliore tradizione francese ed italiana.
Al titolo, per un lampo artistico del maestro Ragonesi, è stata aggiunta la “l”, per diversificarlo con la sprezzatura linguistica della minuscola. Il senso è – al di la delle motivazioni ideologico culturali – che chi è soggetto di informazione diventa responsabile e connivente quando non fa nulla per impedire il male in tutte le sue facce. E’ facile dire non è affare mio, ma l’affare altrui è anche nostro se viviamo nella società; è quindi inalienabile ed inderogabile il dovere di cambiare in meglio il mondo. Per cui non bisogna sciupare il nostro tempo restando immobili davanti alle ingiustizie, alle atrocità e ai delitti che non si fermano nemmeno davanti ai bambini e ai più indifesi. Proprio quella “responsabilità” di cui parla il filosofo esistenzialista francese citando in lode Voltaire per il caso Calas, Zola per l’affaire Dreyfus, Gide per il caso dell’amministrazione del Congo; ritenendo invece moralmente colpevoli Flaubert e Goncourt per il loro silenzio di fronte alla “repressione che seguì la Comune perché non hanno scritto una riga per impedirla”.
Il giornalista, quindi, forse più dello “scrittore”, per il suo contatto continuo con la gente, deve vivere nel tempo e caricarsi di “responsabilità” se vuole veramente “preparare l’avvenire”. E’ quello che si cercherà di fare restando, senza mai rinnegare la propria fede, autonomi e indipendenti da ogni tornacontistico potere dominante.
Ce la faremo, nonostante si sono già messi in moto i primi colpi bassi di certo giornalismo (?) adulatore che cambia padrone in un salir di scale. Ammiro Machiavelli, ma ho sempre disprezzato i machiavellici; quegli uomini che non sanno essere vigorosi nemmeno nel male e “non sanno essere onorevolmente cattivi”.
“O Cocceo Nerva!”.
Lun, Gen 30, 2012
Editoriale, Periodico, Primo Piano